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Immagine del redattoreRodolfo Felici

La fotografia in Giappone: anno zero, Felice Beato e il paese moderno - conferenza all'istituto

Venerdì 22 marzo, alle ore 18.30, si terrà all'istituto di Cultura Giapponese di Roma la conferenza "La fotografia in Giappone:anno zero, Felice Beato e il paese moderno", a cura di Hiroshi Yano (Segretario Generale JCII).

Samurai del clan Satsuma durante la guerra Boshin, (1868-1869)

La fotografia in Giappone nasce con il paese moderno, di cui testimonia passaggi, fratture e assestamenti. Di avventura in avventura, Felice Beato (1832-1905), tra i primi fotografi di guerra e di mondi esotici e sconosciuti, ritrae un mondo scomparso e lo colora a pastello, per restituire al presente icone incantevoli e struggenti.


Felice Beato, spesso chiamato Felix Beato (Venezia o Corfù, 1832 o 1834 – Firenze, 29 gennaio 1909), è stato un fotografo italiano naturalizzato britannico. Fu tra i primi a scattare fotografie nell'Asia Orientale e uno dei primi fotografi di guerra.

È noto anche per i suoi ritratti, vedute e panorami architettonici e naturali asiatici e mediterranei. I suoi numerosi viaggi furono lo spunto per la creazione di immagini potenti di Paesi, persone ed eventi perlopiù ignoti alla maggior parte degli Europei dell'epoca. Fotografò la ribellione indiana del 1857 e la seconda guerra dell'oppio scoppiata nell'Impero cinese nei primi esempi di quello che verrà in seguito definito fotografia di guerra. Il lavoro del Beato fu di ispirazione per molti altri fotografi suoi contemporanei ed esercitò una significativa influenza in Giappone, dove lavorò a lungo collaborando con altri fotografi e artisti.


La fotografia del XIX secolo spesso mostra le limitazioni della tecnologia usata, ma Felice Beato riuscì a lavorare con successo e anche a trascendere queste limitazioni. Produsse soprattutto stampe all'albumina da lastre in vetro al collodio umido. A parte le considerazioni estetiche, i lunghi tempi di esposizione necessari per questo processo devono essere stati un ulteriore stimolo per Beato per inquadrare e posizionare accuratamente i soggetti delle sue fotografie. Oltre ai ritratti, spesso mise in posa gli abitanti locali in modo tale da far risaltare i soggetti architetturali o topografici delle sue immagini; ma a volte le persone (e altri oggetti in movimento) sono rese come una massa indistinta o scompaiono del tutto a causa dei lunghi tempi di esposizione. Questa è una caratteristica comune delle fotografie del XIX secolo.



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