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X-M1 ed X-T1 a confronto: una introduzione al mercato dell'usato Fuji

Fino agli anni '90, le fotocamere, almeno quelle professionali, avevano una vita media di almeno dieci anni. Utilizzavano tutte lo stesso sensore, la pellicola, ed i nuovi modelli non si avvicendavano sul mercato al ritmo a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. Basti pensare a Nikon: la rivoluzionaria F è uscita nel 1959, ed è rimasta in produzione per 12 anni, fino al 1971 con la F2. La F3 è arrivata nove anni dopo, nel 1980, seguita dalla F4 nel 1988. Il ritmo di aggiornamento a cui siamo abituati oggi è ben diverso. Anche una azienda nota per il "kaizen spirit", ossia il "continuo miglioramento" tramite l'aggiornamento del firmware delle fotocamere prodotte, tende comunque ad annunciare l'uscita di un nuovo modello ogni due anni. La Fuji X-T1 è uscita nel 2014, seguita dalla X-T2 nel 2016 e dalla X-T3 nel 2018. Considerato l'andamento generale del mercato fotografico, le recenti dichiarazioni del CEO di Canon Fujio Mitarai, ed il clima di recessione, ho l'impressione che questo trend non possa durare a lungo. Si tornerà probabilmente a rimpiazzare con minor frequenza i modelli esistenti, per fronteggiare un mercato ormai saturo e minacciato dalla ingombrante presenza degli smartphone. Un professionista non ha realmente la necessità di cambiare corpo macchina ogni due anni, figuriamoci un amatore, il quale è ormai abituato a scattare con ciò che ha sempre a portata di mano: il suo cellulare.


X-M1 ed X-T1 a confronto

Sul mercato dell'usato in realtà, da sempre, si trovano fotocamere pressoché nuove, rivendute con solamente qualche migliaio di scatti al loro attivo. Su una reflex la soglia di funzionamento ottimale è considerata sui 150mila scatti, ma in realtà si tratta di un parametro indicativo volto a prevenire guasti, che consente di sostituire le parti soggette ad usura prima di arrivare ad un malfunzionamento; è frequente incontrare reflex con più di 500mila scatti che non sono mai state revisionate. Una mirrorless è meno soggetta ad usura delle parti meccaniche, semplicemente perché "tutto ciò che non c'è non si può rompere" (come diceva un vecchio spot del maggiolino Volkswagen). L'unica cosa soggetta ad usura è in realtà l'otturatore, che (per esperienza personale) è costruito per resistere molto più di 150mila cicli. Considerate queste premesse, ha perfettamente senso per un appassionato, o per un professionista che ha necessità di un secondo corpo, orientarsi sul mercato dell'usato, dove si possono trovare a poche centinaia di euro delle fotocamere pari al nuovo. Una X-T1 su trova tranquillamente usata a 350 euro, contro i 1.300 euro a cui era venduta nuova nel 2014 ed i 590 a cui si può ancora acquistare nuova da molti rivenditori online, ma si tratta sempre della stessa medesima eccellente fotocamera che ha rivoluzionato a suo modo il modo di concepire le mirrorless.

Risparmiare quasi mille euro sull'acquisto del corpo macchina significa poter investire la stessa cifra per l'acquisto di una o due ottiche, o in un viaggio fotografico, in corsi di formazione, mostre e libri.



Nell'ambito dell'usato fotografico Fuji, vorrei proporvi, mettendole a confronto, due fotocamere che conosco bene e uscite a poco meno di un anno di distanza l'una dall'altra. Per certi versi si tratta di fotocamere completamente differenti, ma per altri versi sono tuttavia molto simili: la X-M1 (uscita a giugno 2013) e la X-T1 (gennaio 2014). Sono due fotocamere apparentemente destinate a due fasce di utenza distinte, ma in realtà si tratta della medesima fotocamera presentata con un "form factor" differente, perché entrambe son dotate del medesimo sensore X-Trans II da 16 megapixel senza filtro low-pass. Se la X-T1 offre "la qualità di una full frame nel formato di una APS-C" e "riporta al cuore della fotografia" (come riportano alcune recensioni dell'ormai lontano 2014 che ancora si possono consultare online), la piccola X-M1 che l'ha preceduta solo di qualche mese non è assolutamente da meno, anzi ha qualcosa in più rispetto alla ammiraglia X-T1, come la durata massima del video (30 minuti contro 15), la presenza di un flash integrato, ma soprattutto le ridotte dimensioni, che la rendono uno strumento perfetto per l'uso quotidiano o per la fotografia street. Le foto scattate con le due fotocamere sono assolutamente intercambiabili in un flusso di lavoro, una volta caricate su Lightroom è impossibile capire quali foto siano state scattate con l'una o con l'altra fotocamera, se non guardando i dati Exif. In realtà la X-M1 è stata per certi versi un fortunato esperimento che ha fatto da apripista per la X-T1, rivelatasi poi un incredibile successo commerciale. Ricordo benissimo che durante un Fujiday che si svolse a Roma nel 2012 fu chiesto ad un rappresentante Fuji perché la X-E1 e la X-Pro1, X10 ed X100 non avessero uno schermo basculante. La risposta fu chiara e decisa: Fuji non aveva intenzione di inserire uno schermo orientabile per una questione di stile; non voleva rovinare la linea delle sue fotocamere, e pensava probabilmente che l'utenza a cui erano rivolte le Fuji X, ovvero gli amanti delle fotocamere a telemetro, non avrebbero apprezzato una feature così commerciale come uno schermo orientabile. L'utente medio della Fuji, si riteneva allora, utilizzava la fotocamera soprattutto guardando attraverso l'eccellente mirino ibrido della X-Pro1 e della X100, ed apprezzava la serie per questo. Il mirino digitale della X-E1 era già stato un azzardo, frutto di un compromesso. Pochi mesi dopo quel Fujiday uscì la X-M1. Era la prima Fuji X non prodotta in Giappone, bensì in Tailandia. Era la prima priva di un mirino di qualsiasi tipo, e la prima ad avere un tasto fisico per la registrazione di filmati ed una ghiera PASM. Era però anche la prima a disporre di un Wi-Fi integrato per inviare le foto direttamente allo smartphone senza passare per un portatile ed un lettore di schede, una funzione trascurata ma utile tanto per il turista in viaggio quanto per chi lavora con le agenzie ed ha necessità di inviare rapidamente un'immagine appena scattata. Ed era anche la prima Fuji X ad avere il coraggio di allontanarsi da quello che era stato il "form factor" che fino a quel momento aveva decretato il successo della serie X, quello di una fotocamera a telemetro.

La X-M1 fu presentata insieme ad un economico ma più che dignitoso zoom in plastica 16-50 XC e ad un pancake incredibilmente versatile, il 27mm XF F2.8, che coraggiosamente non presentava la ghiera dei diaframmi come tutte le altre ottiche della serie X, ma solo quella della messa a fuoco, a favore di praticità e compattezza. Il 27mm è equivalente ad un 40mm nel formato full frame, l'ottica normale per eccellenza, ossia quella con la resa prospettica più simile a quella dell'occhio umano. La X-M1, con il 27mm montato, risulta essere poco più grande della X100; rinunciando solamente al mirino consente tuttavia l'utilizzo di tutte le ottiche Fuji XC ed XF. La X-M1 fu presentata insieme una sorella "depotenziata", la X-A1, dotata di un tradizionale sensore con matrice Bayer al posto dell'X-Trans. Stranamente non fu mai prodotta una X-M2; esiste invece una X-A2, che fu seguita da una X-A3. Evidentemente la X-M1 fu un esperimento riuscito, perché molte delle sue caratteristiche confluirono nella X-T1 e nella X-T10 (schermo basculante e fattore di forma non-similtelemetro), ma commercialmente pericoloso. Con la X-M1 si offriva ai professionisti un perfetto corpo di backup da affiancare alla X-T1 ad un prezzo troppo contenuto. Lavorare con la X-T1 ed uno zoom come il 18-55mm o il 18-135mm, e al tempo stesso avere a tracolla una X-M1 dotata di 18mm F2 o del 27mm F2.8, regala una sensazione di leggerezza senza precedenti. Il vero successore della X-M1 è diventata perciò la X-T10, ossia una X-T1 leggermente più snella, priva di tropicalizzazione ma dotata di flash integrato e ghiera PASM. Quando Fuji realizzò che il successo della serie X non dipendeva solamente dal fattore di forma simil-telemetro ma anche da altre qualità come il sensore, la qualità delle ottiche ed il design tradizionale, ebbe il coraggio di scommettere sul lancio della X-T1, probabilmente finora la fotocamera di maggior successo della serie. Con la X-T1 la Fuji è riuscita a realizzare quel che la Nikon Df, presentata solamente due mesi prima, aveva promesso senza riuscire a mantenere, ossia un ponte con la tradizione dello strumento fotografico, che nella memoria collettiva si identifica tuttora con le reflex anni '70, e la riscoperta del piacere di fotografare.



Tuttavia la X-M1, con il suo fascino discreto e le sue caratteristiche sperimentali, a mio parere risulta essere quella più versatile per un certo genere di fotografia, ed anche quella che utilizzo con più soddisfazione nel quotidiano. Indossata a tracolla con il 27mm F2.8 o con il 18mm F2 ci si dimentica quasi di averla con sé, ed è questo tratto distintivo, la compattezza, che costituisce il vero spirito della Fuji X e delle fotocamere a telemetro, più che il fattore di forma.


La mancanza di un mirino non può essere considerata affatto un difetto; va considerata invece come una caratteristica ed una grandissima potenzialità, altrimenti si dovrebbero considerare "incomplete" anche tutte le fotocamere a pozzetto, Rolleiflex comprese. Nella migliore tradizione delle fotocamere a pozzetto lo schermo orientabile consente di scattare degli splendidi ritratti guardando negli occhi il soggetto mentre si interagisce con esso, invece che attraverso un mirino, cogliendo così espressioni più naturali e disinvolte. Evitando di annunciare l'istante effettivo in cui si sta per premere il pulsante di scatto, cosa che avviene ogni volta che si avvicina un'occhio al mirino, il soggetto eviterà di mettersi in posa e, se si è fortunati, si riuscirà a catturare un aspetto dell'anima che di solito è nascosto allo sguardo.


Un video di Kai Wong sulla X-M1: https://www.youtube.com/watch?v=HqQNrH-N1k0


Ed infine su amazon alcune delle offerte delle fotocamere di cui abbiamo parlato!






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