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Canon EOS R8, il test completo


Nel primo momento in cui ho avuto in mano la Canon EOS R8 con l’obiettivo di scriverne un test ero abbastanza curioso di capire come veramente quel modello si collocasse all'interno della gerarchia Canon. Nel corso della presentazione ufficiale spiegarono agli addetti ai lavori che la EOS R8 sarebbe andata a sostituire la EOS R e che sarebbe rimasto in produzione come porta d'accesso al mondo delle mirrorless full frame di Canon il modello EOS RP. Quello della sostituzione della EOS R con il modello EOS R8 era un argomento che mi convinceva poco, sostituire una fotocamera con sensore da 36 megapixel con una da 24.2 megapixel era abbastanza inusuale, anche se come sapete tutti non sono i megapixel un termine di paragone realmente probante quando si parla di fotocamere. E poi c’era il discorso relativo al nome - EOS R8 -, un nome che si va a inserire non solo sotto a una fotocamera full frame come la EOS R6 Mark II, ma anche a una mirrorless APS-C super prestante come la EOS R7. Tutto questo per dirvi che quando ho iniziato il test che state per leggere ho pensato che l’unico approccio possibile per capire cosa avevo realmente tra le mani fosse di dimenticare tutto quel che già sapevo e che mi era stato detto in precedenza e di pensare a come avrei gestito la situazione io se mi fossi ritrovato a dover dirigere l’ufficio marketing di Canon per il lancio della EOS R8. La conclusione alla quale sono arrivato dopo questo intenso test probabilmente vi sorprenderà, io per primo sono rimasto colpito dal ribaltamento di opinione che ho avuto rispetto all’idea che mi ero fatto durante la conferenza stampa ufficiale.



Andiamo per ordine però e cerchiamo di capire cos'è capace di offrire la EOS R8 a un fotografo. La prima cosa che si nota prendendola in mano è la sua leggerezza, il corpo macchina pesa appena 461 grammi con scheda e batteria. Le sue dimensioni sono veramente compatte, ma per fortuna non risulta così piccola da risultare scomoda da impugnare, questo è un rischio sempre presente quando si eccede nel cercare di miniaturizzare i corpi macchina.

Parlando dell’ergonomia l’ho trovata più che soddisfacente. In linea con le caratteristiche proprie delle mirrorless entry level, anche per quelle con sensore a pieno formato, troviamo meno pulsanti e ghiere di accesso diretto alle funzioni, ma questo non sembra essere un grosso limite nell’utilizzo. Le prime mirrorless EOS R avevano il pulsante di accensione sulla parte sinistra del corpo macchina, con le mirrorless più recenti Canon sta riportando il pulsante di accensione sul lato destro della fotocamera, a fianco della ghiera posteriore. Sulla EOS R8 lo spazio rimasto vuoto sulla sinistra è stato utilizzato in modo inedito inserendo un grande interruttore per il passaggio dalla modalità video a quella fotografica. Di solito non perdo troppo tempo ad analizzare queste minuzie perché spesso sono questioni talmente soggettive che è difficile dire qualcosa di valido per tutti, in questo caso però ritengo che aver scelto di utilizzare quello spazio per qualcosa sia una soluzione intelligente visto che su modelli come EOS R7, EOS R10 e EOS R50 nella stessa area era presente solamente il microfono, però dato che si è scelto di utilizzarlo sarebbe stato il caso di farlo per qualcosa di più utile, per esempio per una ghiera programmabile o per impostare qualche altro parametro più importante e ricco di opzioni. Dico questo perché ciò aiuterebbe a ottimizzare l’usabilità della fotocamera sgravando di una o più funzioni tra quelle raggiungibili dal tasto multifunzione permettendo di ottimizzare i tempi di variazione dei parametri di scatto.


Il sensore, come detto, è a formato pieno da 24.2 megapixel. Non è stabilizzato come nei modelli superiori. La stabilizzazione del sensore è una comodità non indifferente, ma la sua presenza ha sul prezzo finale un’influenza non marginale ed è quindi stato giusto non adottarla su questo modello. Ciò però non deve indurre a pensare che si tratti di un sensore di minor qualità visto che anche DxO lo inserisce appena un gradino sotto a quello della EOS R5, che però di megapixel ne ha quasi il doppio.


Questa fotografia è ripresa in un mercato coperto con una leggera sottoesposizione per preservare le alte luci, la sensibilità di scatto è di 6400 ISO. Una volta riportata alla corretta esposizione in fase di sviluppo con Camera Raw, nel dettaglio sottostante della fotografia si nota una grana abbastanza evidente, ma che è in linea con le attese viste le condizioni di scatto.


Si sente la mancanza dello stabilizzatore durante l’uso? Questo dipende dal tipo di fotografia prediletto e dalle condizioni di luce in cui si opera generalmente; visto che non parliamo di una mirrorless pensata per chi lavora in condizioni di luce difficili, come per esempio nelle cerimonie, tutto sommato se la cava bene in quasi ogni condizione. La sua leggerezza è un ulteriore aiuto, ma ci saranno sempre occasioni durante le quali la presenza dell’IBIS avrebbe potuto aiutare. Se però scegliete la EOS R8 per generi come il paesaggio e vi muovete quasi sempre con il cavalletto oppure avete pensato che la EOS R8 possa essere una buona compagna di viaggio non noterete nemmeno l’assenza dell’IBIS durante l’uso.


Ho scattato questa foto al meccanismo di chiusura di un vecchio portone nel centro di Roma. Per testare la resa dello stabilizzatore dell’RF 70-200mm f/4L IS USM con il quale ho effettuato questo test ho provato a mantenere la sensibilità a ISO 200 e a scattare con un tempo di 1/8 di secondo a una lunghezza focale di 100mm scattando a mano libera. Con una fotocamera dotata di IBIS sarebbe probabilmente stato possibile ottenere una foto completamente nitida, ma il risultato è comunque promettente.


Essendo una fotocamera pensata per molteplici utenti, per cui anche per un pubblico alle prime armi, è stata inserita l’interfaccia utente guidata che aiuta a capire quale funzione utilizzare e perché. Per i novizi è una funzione utile, per chi ha anni di esperienza alle spalle è buffo vedere una grafica che indica il rapporto tra apertura focale e profondità di campo - giusto per dirne una -, ma questo comunque non appesantisce il lavoro al fotografo.


Come sulla EOS R è presente un solo slot per una scheda di memoria SD. Questa scelta tecnica è giustificata sia dalla fascia di mercato alla quale la EOS R8 appartiene, ma anche e soprattutto dalla mancanza di spazio dovuta alla compattezza estrema del corpo. Proprio per le sue dimensioni non è presente un vano scheda dedicato, ma la SD si inserisce a fianco alla batteria tramite uno sportellino che si trova nella calotta inferiore. Una soluzione tipica dei corpi macchina più economici perché allunga leggermente i tempi di cambio scheda, ma che in fin dei conti non disturba visto che oggi le schede sono molto capienti e che parte dei fotografi usano ormai scaricare e inviare le fotografie al cloud direttamente via Wi-Fi.


La scheda di memoria non ha un suo vano dedicato, ma sfrutta quello della batteria. Una soluzione adottata probabilmente anche per mantenere il più contenute possibile le dimensioni della fotocamera.


L’autofocus è uno dei punti di forza della EOS R8. Gli autofocus delle moderne mirrorless sono in genere incredibilmente più avanzati di quelli delle vecchie reflex, ma che su una fotocamera come questa l’autofocus si riveli così affidabile è un bell’aiuto per il fotografo. La tecnologia utilizzata è sempre la Dual Pixel CMOS AF II, ma è soprattutto l’algoritmo che sfrutta l’intelligenza artificiale e che è dotato di riconoscimento e capacità di inseguimento del soggetto a fare la differenza. Si può decidere di dare la priorità agli occhi o al volto di un essere umano o di un animale, oppure si può inseguire con sicurezza una moto o un’automobile. Negli ultimi anni ho provato moltissime fotocamere di tutti i generi e ho potuto riscontrare come i progressi nel settore degli autofocus siano stati notevoli. Con la EOS R8 ho fatto diverse prove di riconoscimento e inseguimento di uno degli animali più difficili da rilevare e inseguire al mondo - mio figlio di due anni - e devo ammettere che su una fotocamera di questa categoria mi sarei accontentato di molto meno di quello che ho invece potuto riscontrare nei miei test. Naturalmente se il confronto lo facciamo con la EOS R3 o la EOS R5 le differenze si percepiscono, inoltre devo considerare che ho avuto in prova un prestante RF 70-200 f/4L IS USM che ha sicuramente offerto il suo contributo nell’assistere la fotocamera, ciononostante sono rimasto molto soddisfatto del comportamento di questa mirrorless.


La cadenza di scatto continuo è limitata a 6 fotogrammi al secondo utilizzando l’otturatore meccanico, mentre cresce fino a un massimo di 40 fotogrammi al secondo utilizzando l’otturatore elettronico. Sinceramente penso che i 6 fotogrammi al secondo siano più che sufficienti per la maggior parte degli utenti, l’importante è che l’autofocus sia in grado di supportarli a dovere e la EOS R8 non ha tradito le aspettative.


Considerando la categoria della EOS R8 la cadenza di scatto continuo di 6 fotogrammi al secondo appare anche eccessiva. Ai tempi delle reflex in questa fascia di prezzo difficilmente si sarebbero superati i 3 scatti al secondo per cui qualsiasi cosa in più è ben accetta, ma non essenziale, però a interessare veramente l’utente dovrebbe essere la capacità dell’autofocus di seguire il soggetto e su questo punto la EOS R8 ha superato brillantemente il test.


Per quanto riguarda il settore video la fotocamera può registrare in formato 4K fino a 60p, ma questo ormai è quasi uno standard per le mirrorless moderne. La cosa buona però è che in realtà la EOS R8 filma in oversampling dal formato 6K e questo consente di ottenere risultati di maggior qualità. Inoltre è presente il profilo cromatico Canon Log 3 a basso contrasto che grazie all’ampia gamma dinamica permette di raggiungere un livello professionale. A me è piaciuta molto la possibilità di riprendere in Full HD fino a 180 fotogrammi al secondo per ottenere dei filmati in slow motion. Molte fotocamere oggi offrono questa opportunità, ma va detto che la maggior parte di esse si fermano a 120 fotogrammi al secondo e la differenza si avverte in alcune situazioni, per esempio quando si filmano le fontane. Per onestà va detto che alcune fotocamere offrono la possibilità di arrivare fino a 240 fotogrammi al secondo, mi viene in mente la Fujifilm X-T5 giusto per dirne una, però parliamo comunque di un altro target di utenza e di fotocamere con un sensore formato APS-C.


Passando ad analizzare l’autonomia della EOS R8 devo ammettere che ero inizialmente scettico, inutile nasconderlo. Il fatto che non ci sia lo spazio per inserire una batteria prestante come la LP-E6NH e che sia stato necessario utilizzare la più piccola LP-E17 mi ha fatto dubitare che la batteria potesse avere sufficiente capacità per supportare il fotografo per una giornata intera di scatti. In effetti anche dalla scheda tecnica si può leggere che la durata stimata è di 370 scatti utilizzando il display posteriore e di soli 220 utilizzando il mirino e questo mi preoccupava. Facendo un po’ di attenzione a limitare i consumi, ad esempio spegnendo la fotocamera quando non serve e impostando l’entrata in stand-by su un tempo non troppo elevato, questa mirrorless riesce a cavarsela bene. Inoltre con la possibilità di ricarica tramite presa USB può bastare un Power Bank per allungarne l’autonomia in caso di necessità. Comunque ritengo sia necessario per i proprietari della EOS R8 di pensare subito a comprare una seconda batteria di scorta e, nel caso in cui la fotocamera venga utilizzata per lavoro, suggerisco di comprarne anche una terza perché non si deve mai eccedere con la sicurezza nei propri mezzi in ambito lavorativo.


Il sensore della EOS R8 ha un’ottima gamma dinamica che si riesce ad apprezzare soprattutto quando si scatta in RAW. Con un cielo particolare come quello che ho trovato quando ho scattato questa foto scattare in RAW mi ha permesso di far emergere i dettagli. Per fare questa prova ho selezionato come opzione di scatto quella di RAW+jpeg alla massima qualità possibile.


Dopo questa mia lunga esperienza con Canon EOS R8 penso che questa sia una delle fotocamere più intelligenti lanciate sul mercato da Canon negli ultimi tempi. Con la EOS R6 prima versione e la successiva EOS R6 Mark II la Canon ha fatto tecnicamente un salto di qualità notevole rispetto alle vecchie reflex EOS 6D e EOS 6D Mark II, ma allo stesso tempo anche il prezzo è aumentato in modo importante. Il progetto EOS R6 è molto più orientato al professionismo di quanto non fosse quello EOS 6D e per quanto mi riguarda penso che la EOS R8 possa essere andata a colmare quel vuoto che si era andato a formare nell’offerta Canon offrendo ai suoi clienti una full frame di base che ha tutto per accontentare il fotoamatore evoluto, il neo professionista o per diventare il secondo corpo macchina di un professionista già affermato, il tutto con un rapporto qualità/prezzo che è veramente interessante e che non ti fa sentire di star rinunciando a qualcosa, anzi. Non bisogna pensare che il prezzo di listino del solo corpo di 1.889,99 euro sia il prezzo effettivo della fotocamera, infatti con una breve ricerca on-line si riescono a spuntare prezzi ancor più interessanti e con una certa cadenza Canon offre dei periodi di cashback che possono essere sfruttati dai suoi utenti. Comunque in un mercato della fotografia che vede crescere i prezzi medi dei modelli presentati la EOS R8 rappresenta un interessante cambio di tendenza verso il ritorno a un listino prezzi più accessibile per il fotoamatore evoluto.


Penso che se Canon riuscirà a far capire al pubblico i punti di forza della EOS R8 questa possa replicare il successo ottenuto dalla reflex EOS 6D - che per anni è stata la reflex full frame più venduta al mondo - e a costituire uno zoccolo duro di nuovi fotografi Canon che si ritroveranno ad avere tra le mani una fotocamera in grado di farli crescere tecnicamente e di togliersi parecchie soddisfazioni.


Clicca qui per leggere la scheda tecnica completa della EOS R8.

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