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Immagine del redattoreRodolfo Felici

La Minox ed il suo ruolo nella storia dello spionaggio

Correva l’anno 1968, molto prima di Wikileaks: John Anthony Walker Jr., un ufficiale navale degli Stati Uniti addetto alle comunicazioni, divenuto una spia nemica, fotografa con una piccola fotocamera i codici che permetteranno alla marina sovietica di decifrare oltre un milione di messaggi criptati, dando il via ad una operazione di spionaggio che durerà fino al 1985, e che sarà la definita dal New York Times “la più dannosa operazione di spionaggio della storia”. Grazie ai microfilm passati al nemico, i sovietici avevano a disposizione informazioni su armi, sensori, tattiche navali, e la posizione in tempo reale di tutti i sottomarini balistici americani. In caso di guerra, le perdite di vite umane sarebbero state incalcolabili per gli USA.

Una Minox B con esposimetro al selenio

Una singola, piccola fotocamera avrebbe potuto determinare il corso del terzo conflitto mondiale, se disgraziatamente questo fosse mai scoppiato.

La fotocamera con cui Walker fotografò i codici era una Minox, modello C, fornitagli dai Sovietici, e quando fu arrestato nel 1985, dopo 17 anni di attività di spionaggio, mostrò all’FBI come aveva potuto agevolmente fotografare migliaia di documenti grazie alla catenella integrata alla fotocamera, la quale era dotata di piccole tacche per misurare con precisione la distanza di messa a fuoco a distanze ravvicinate. La fotocamera era stata utilizzata talmente tanto da essersi consumata.


Praticamente ogni film di spionaggio fa riferimento a dei “microfilm” rubati da recuperare. I famosi microfilm di cui avete tanto sentito parlare altro non erano che i rullini 8x11 della Minox, ovvero dei rullini alti esattamente un terzo del tradizionale 35mm, un tempo chiamato “formato Leica” e considerato un formato “miniature”.


Una Minox occultata in una spazzola

Oggi infatti definiamo il formato 35mm “full frame”, ed i sensori full frame costano migliaia di euro, ma all'inizio le fotocamere 35mm erano chiamate “miniature cameras”, ed erano considerate adatte solamente ad un uso amatoriale. Qualsiasi formato più piccolo del 35mm era considerato “subminiature”. Vi erano molte fotocamere che utilizzavano formati subminiature, ma la più diffusa, e probabilmente l’unica che garantisse risultati di una certa qualità era la Minox, un gioiello ideato da Walter Zapp nel 1936 e rimasta pressoché immutata fino al 2005.


Walter Zapp era un inventore nato a Riga, attuale Latvia, sul Baltico, nel 1905. Riuscì ad acquistare una  delle prime Leica, se ne innamorò e decise così di inventare una fotocamera ancora più piccola. Nel 1938 mise sul mercato la Minox Riga, prodotta inizialmente in Latvia dalla VEF (Valsts Elektrotehniskā Fabrika), e dal 1945 a Wetzlar in Germania dalla ditta da lui creata, la Minox GmbH.

Durante la guerra il suo paese cadde sotto l’occupazione sovietica, poi finì in mano ai tedeschi e poi nuovamente ai sovietici, ma la produzione di fotocamere non si interruppe mai. La Minox era uno strumento di lavoro per le spie di naziste come di quelle russe, ed un ottimo regalo di lusso per i gerarchi.


Il generale Dwight D. Eisenhower non si separava mai dalla sua Minox, e nel 1953 quando divenne presidente gliene fu regalata una d’oro, ma anche Lee Harvey Oswald ne aveva una. Evidentemente il successo della Minox era trasversale.


Stanley Kubrick e la sua Minox

Nonostante le sue qualità la Minox è sempre rimasta una fotocamera di nicchia, un costoso oggetto del desiderio per alcuni, uno strumento di lavoro per altri, ma non è mai riuscita ad imporsi come uno standard sul mercato, cosa che invece il 35mm è riuscito decisamente a fare.

Forse il negativo 8x11 è un formato decisamente troppo piccolo per essere utilizzato, manipolato in fase di sviluppo, archiviato, stampato con facilità, o forse è un formato troppo ridotto per ottenere risultati fotograficamente soddisfacenti nonostante le indubbie qualità ottiche delle lenti della Minox, (il Complan della Minox B era progettato da un ex dipendente Leica). 


Di fatto oggi, nel 2019, viviamo immersi in un mondo di videocamere, ognuno di noi dispone di una fotocamera in tasca nel proprio smartphone e non possiamo immaginare che importanza potesse avere un tempo avere sempre con sé una fotocamera grande come un coltellino svizzero, da tenere quotidianamente  nella tasca della giacca o dei pantaloni, ed occultabile all’occorrenza all’interno di qualsiasi oggetto di uso quotidiano. La Minox ed altre "subminiature cameras" facevano parte della dotazione standard degli agenti della Cia , perché disporre o meno di una fotocamera oltre le linee nemiche poteva cambiare le sorti di un conflitto. Oggi immagino che la Cia scatti  semplicemente le foto con il cellulare come tutti noi, probabilmente con quello degli altri visto che ha certamente accesso a database di immagini di ogni tipo.


Toccare con mano una Minox nel 2019 regala le stessa sensazioni di quando si maneggia un vecchio iPod. Si ha la sensazione di toccare un oggetto avanzatissimo, perfettamente funzionante, di raffinata perfezione, ma ormai reso perfettamente inutile dallo sviluppo tecnologico che lo ha lasciato tragicamente indietro. Anche i materiali sono gli stessi dell’iPod, un solido alluminio satinato color argento (i primi modelli, le Minox Riga, erano in acciaio, ed esistono rare versioni nere o dorate dei modelli successivi).

E' tuttora un oggetto modernissimo, perfetto, fuori dal tempo. Nel 1938 doveva sembrare una tecnologia aliena. Non assomiglia a nessun'altra macchina fotografica, a dire il vero non assomiglia affatto ad una macchina fotografica, ricorda più un accendino Zippo, un iPod o un coltellino svizzero per peso e dimensioni.



Il caricamento dell’otturatore e l’avanzamento della pellicola avvengono in un unico gesto, che scopre anche l’obiettivo. Due ghiere regolano tempi e distanza di messa a fuoco. Il diaframma è uno solo, f3,5, ma ci sono dei filtri integrati, uno verde ed uno ND, per consentire le esposizioni in piena luce.

Ogni Minox è dotata di una catenella in acciaio che ha una importantissima funzione: oltre a trasformarla in una specie di orologio da taschino (la catena ha una asola che consente di legarla ad un bottone), la catena è dotata di tacche di distanza che rendono la Minox uno strumento eccellente per riprodurre documenti, la sua vera vocazione grazie al formato ridotto del negativo che le consente una messa a fuoco da soli 20cm.


Oggi riprodurre un documento con un cellulare ci sembra una cosa scontata (e anche in questo caso i cellulari sono uno strumento perfetto allo scopo proprio grazie alle dimensioni ridotte del sensore), ma per sessanta anni la Minox è stata uno strumento di eccellenza per chi avesse necessità del genere. La Minox infatti produceva anche degli appositi treppiedi e stativi per la foto riproduzione di documenti, anch'essi progettati con cura ed estremamente portatili, con zampe telescopiche che si trasformavano in un cilindro di acciaio una volta chiusi. 


Se avete o trovate una Minox e volete scattarci delle foto potete ancora farlo tuttavia, perché Minox GmbH ha rimesso in produzione le pellicole di recente, le potete trovare a questo link. Minox propone anche un servizio di sviluppo di negativi d’epoca scattati con le sue fotocamere. Per lo sviluppo di negativi attuali invece indirizza a Photo Studio 13 di Zurigo, il quale evidentemente offre un servizio per corrispondenza. Le pellicole si trovano anche su  www.macodirect.de .


Al seguente link potete trovare il manuale della Minox B:


A seguire potete leggere un Tweet della Cia in memoria di Walter Zapp, scomparso nel 2003, a 98 anni. Evidentemente la Cia non gli serbava alcun rancore per la faccenda di John Anthony Walker, ma solo gratitudine.