Cent’anni di Leica: mito, storia e realtà di una leggenda fotografica
- Alessandro Fabiani
- 29 giu
- Tempo di lettura: 2 min

Quest’anno Leica compie 100 anni: un traguardo che suona quasi incredibile per un marchio nato nel 1925 e capace di entrare nel mito senza tradire mai la sua anima da “piccola grande” fotocamera. Se amate fotografare, vi sarà facile capire perché la storia di Leica inizi già nel 1913, quando l’ingegnere Oskar Barnack, negli stabilimenti Leitz di Wetzlar, mise a punto l’idea di usare la pellicola cinematografica 35 mm per fare immagini di qualità e in un formato portatile.
Dopo più di dieci anni di prototipi – gli Ur-Leica – nel 1925 arrivò finalmente la prima Leica A: corpo in ottone, ingombri ridotti e il rivoluzionario fotogramma 24×36 mm, che ancora oggi è lo standard. Negli anni la casa tedesca ha affinato il telemetro, perfezionato l’ergonomia e creato una serie di ottiche – i leggendari Summicron, Summilux, Noctilux – che sono diventate oggetti di culto.
Non stupisce che grandi maestri come Henri Cartier-Bresson abbiano scelto Leica per girare il mondo: già alla fine degli anni ’30 lui scattava con una 35 mm e un 50 mm Elmar, convinto che la vera forza del reportage fosse la discrezione e la capacità di catturare quell’“istante decisivo”.
E non è da meno la celebre “Guerrillero Heroico” di Alberto Korda, scattata nel marzo 1960 durante i funerali delle vittime dell’esplosione della nave La Coubre a L’Avana: Korda usò una Leica M2 con un 90 mm e pellicola Kodak Plus-X, regalando al mondo uno dei volti più iconici del Novecento (ma, per chiarezza, Guevara era il soggetto, non il fotografo).
Oggi, a cento anni di distanza, il “punto rosso” sul fianco del corpo macchina evoca cura artigianale, precisione meccanica e quel senso di appartenenza a un club di appassionati che sanno leggere un mirino telemetro.
Tuttavia, vale la pena ricordare che molte innovazioni attribuite a Leica sono nate in parallelo o leggermente prima: la Contax II di Zeiss già nel 1936 unificava mirino e telemetro nella stessa finestra, mentre la Nikon F del 1959 ha rivoluzionato il fotogiornalismo.
E non dimentichiamo le mirrorless odierne, piene di stabilizzazione nel corpo, autofocus ultrarapido e video in 8K dentro formati compatti. Insomma, Leica ha scritto pagine fondamentali della fotografia, ma ogni casa e ogni modello hanno aggiunto il proprio contributo al grande racconto del mezzo fotografico.
Se per voi l’esperienza di inquadrare con un telemetro, la costruzione certosina e l’eredità storica sono imprescindibili, la M rimane un oggetto di desiderio irrinunciabile. Se invece cercate versatilità, prezzo contenuto, tecnologia moderna o autofocus fulmineo, il mercato offre alternative più “democratiche” e all’altezza, da Nikon Z a Sony α7, fino alle compatte full-frame.
Alla fine, la migliore fotocamera è sempre quella che avete con voi… e la vostra storia dietro al mirino, più di qualsiasi mito, vale tutti i megapixel del mondo. Buono scatto!
Comments