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I 9 straordinari vincitori dei Black and White Photo Awards 2025

Il bianco e nero non è un linguaggio legato al passato, ma una forma espressiva che continua a rinnovarsi. Lo conferma l’edizione 2025 dei Black and White Photo Awards, che ha raccolto migliaia di immagini da oltre novanta Paesi e ha messo in evidenza quanto l’assenza di colore riesca a esaltare luce, ombra e struttura, trasformando i soggetti in narrazioni universali. Giunto al quarto anno, il concorso si è ormai imposto come uno degli appuntamenti più rilevanti dedicati esclusivamente alla monocromia, valorizzando sia la precisione tecnica sia la capacità narrativa.


Il premio principale è andato al portoghese João Coelho con The Kingdom of Flies, un’immagine che mostra un uomo piegato tra i rifiuti, circondato da sciami di mosche. Non si tratta di una scena costruita, ma di un frammento di realtà che attraverso il bianco e nero diventa simbolo. Il contrasto netto tra la figura umana, il cielo plumbeo e la densità visiva del contesto restituisce la crudezza di una condizione estrema, e al tempo stesso la dignità di chi sopravvive in circostanze ostili. La fotografia è stata premiata non solo per il rigore tecnico, ma per la capacità di trasformare una situazione marginale in un racconto universale.


João Coelho con The Kingdom of Flies
João Coelho con The Kingdom of Flies

Per la prima volta è stato introdotto anche un premio di Runner-up, assegnato a Mark Seawell con Where the Shadows Lie. Realizzato nei canyon dell’Arizona, lo scatto gioca sull’interazione tra linee e luce. Le superfici rocciose diventano pieghe morbide, quasi tessuti, grazie a un’accurata gestione dei toni. La fotografia si distingue per il controllo del microcontrasto e per l’uso di una gamma tonale che porta la materia verso l’astrazione, dimostrando come la monocromia possa trasformare un soggetto naturale in una composizione quasi grafica.


Mark Seawell con Where the Shadows Lie
Mark Seawell con Where the Shadows Lie

Accanto ai premi principali, sono stati assegnati riconoscimenti speciali che hanno messo in evidenza percorsi diversi di sperimentazione. Adebayo Rotilu ha vinto il premio per la creatività con Electric Silhouette, un ritratto costruito utilizzando fasci laser come unica fonte luminosa. La scelta insolita della luce, tradotta poi in bianco e nero, ha generato un’immagine che si muove tra fotografia e grafica, con ombre che si sovrappongono al volto e al corpo del soggetto creando pattern visivi ipnotici.


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L’italiano Roberto Corinaldesi ha invece ricevuto il riconoscimento come Master of Light con No Words. Qui la luce diventa unico strumento narrativo: il volto di una donna indiana, parzialmente nascosto dalle mani, emerge dal buio assoluto, e ogni dettaglio della pelle, delle pieghe e del gesto è calibrato per produrre un impatto emotivo diretto, senza bisogno di contesto.


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I vincitori di ogni categoria hanno mostrato la varietà di approcci che il bianco e nero permette. Remuna Beca ha trasformato una scala di Praga in un’icona visiva: ripresa dal basso, la spirale assume la forma di una lampadina, dimostrando come l’architettura possa essere letta non solo come spazio ma come metafora.


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Willem Kruger ha congelato un salto di leopardo nella riserva di Londolozi, un attimo di pura energia catturato con tempi rapidi e una messa a fuoco selettiva che isolano il gesto e ne sottolineano la tensione.


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Robert Bolton ha interpretato i Meoto Iwa, le rocce sacre giapponesi, con un approccio minimale che riduce la scena all’essenziale: il legame tra natura e simbolismo culturale emerge con forza proprio grazie alla scelta di eliminare ogni colore.


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Nur Tucker ha raccontato la tradizione della ceramica in Anatolia con un ritratto che unisce gesto e materia: l’artigiano è colto nella penombra di un laboratorio, illuminato da una luce radente che attraversa polvere e fumo, trasformando il lavoro manuale in testimonianza culturale.


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Infine, Yanitsa Genova ha riflettuto sulla rigidità delle strutture urbane con Trapped in a Frame, in cui la figura umana è incorniciata da linee architettoniche severe, come intrappolata in una griglia che ne riduce la libertà di movimento.


La giuria, composta da fotografi e docenti di rilievo internazionale come Joel Tjintelaar, Julia Anna Gospodarou, Charles Paul Azzopardi, Kazutoshi Kawakami e Néstor Rodan, ha sottolineato come le opere selezionate vadano oltre la padronanza tecnica. Secondo Tjintelaar, il bianco e nero “isola forma e luce in modi che il colore non consente”, mentre Gospodarou ha evidenziato il valore di chi ha spinto verso astrazione e minimalismo. L’insieme dei lavori premiati mostra come la monocromia continui a offrire un linguaggio attuale, capace di dare voce tanto a storie intime quanto a questioni globali.


Con l’annuncio dei vincitori 2025, gli organizzatori hanno già confermato che la prossima edizione si aprirà il 1° gennaio 2026, con l’introduzione di nuove categorie e un ampliamento dei premi.


L’obiettivo rimane lo stesso: dimostrare che il bianco e nero non è un semplice retaggio del passato, ma un mezzo contemporaneo per interpretare e restituire la complessità del reale.

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