Webb fotografa il cuore nascosto della Nebulosa Farfalla
- Alessandro Fabiani
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Il telescopio spaziale James Webb ha puntato la sua camera a infrarossi medi sulla Nebulosa Farfalla (NGC 6302) e ne ha restituito la prima immagine del nucleo. La nebulosa, distante circa 3.400 anni luce nella costellazione dello Scorpione, è stata già osservata da Hubble, ma solo Webb è riuscito a penetrare la coltre di polvere che nascondeva la stella centrale .

La Nebulosa Farfalla è un guscio di gas e polveri espulsi da una stella morente. Gli astronomi la definiscono “bipolare” perché i materiali fuoriescono in due lobi opposti, formando ali simmetriche. Una ciambella di polvere, visibile nelle immagini come banda scura, stringe al centro i gas in espansione . Operando nel medio infrarosso, Webb è riuscito a oltrepassare questo anello, mostrando il cuore luminoso della nebulosa e la stella centrale. La temperatura superficiale di questa stella è di circa 220.000 kelvin , un valore tra i più alti noti per le stelle che hanno espulso i propri strati esterni. La radiazione intensa riscalda i gas circostanti, che brillano a circa 20.000 kelvin .
Il telescopio ha anche individuato la possibile presenza di idrocarburi policiclici aromatici (PAH), molecole a base di carbonio che finora non erano state osservate in nebulose planetarie ricche di ossigeno come NGC 6302. Questi dati aiuteranno gli astronomi a comprendere meglio la chimica di questi oggetti.

Per chi ama la fotografia astronomica, la Nebulosa Farfalla offre un soggetto complesso e ricco di dettagli. Le immagini di Webb mostrano come i colori infrarossi svelino strutture che restano invisibili nella luce visibile. La nebulosa è grande più di due anni luce e la forma delle ali è scolpita dalle interazioni tra venti di gas lenti e veloci .
Un dettaglio storico: NGC 6302 fu scoperta nel 1880 dall’americano Edward Barnard, che osservò la nebulosa con un telescopio privato da 5 pollici e la chiamò “Bug Nebula” . In seguito, la nebulosa fu catalogata da Williamina Fleming all’Harvard College Observatory . Oggi, grazie agli strumenti moderni, possiamo apprezzare la vera complessità di questo oggetto e utilizzarlo come laboratorio naturale per studiare l’evoluzione delle stelle simili al Sole.
Image credits: ESA/Webb, NASA & CSA
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