Fujifilm X-E5, il test completo
- Gianluca Laurentini

- 16 ott
- Tempo di lettura: 6 min

Non mi è servito prendere in mano la Fujiflm X-E5 per accorgermi di quanto fosse differente dal modello che ha l’onere di sostituire, è stato infatti sufficiente leggere la scheda tecnica per farmi una prima idea degli ingenti cambiamenti in atto su questa serie a partire da questo nuovo modello. Ora, avendo usato la fotocamera per diversi giorni in molteplici condizioni, ho avuto la possibilità di apprezzare appieno la reale entità di tali aggiornamenti rispetto al modello precedente, la X-E4, e anche di farmi un’idea più concreta del perché siano stati apportati.
Nonostante l’altezza sia rimasta invariata - 72,9 mm per essere precisi -, le altre dimensioni sono state incrementate e ciò si percepisce al tatto in modo significativo. Anche il peso è aumentato, passando da 364 grammi a ben 445 grammi. A mio avviso è cambiato soprattutto il target di riferimento e ne parlerò a fondo tra poco, quando affronterò anche la questione prezzo, ma per il momento è necessario analizzare le caratteristiche principali di questo corpo macchina, altrimenti chi non ha presente quali siano stati gli effettivi aggiornamenti arrivati su questa nuova mirrorless rischia di non capire alcuni riferimenti che troverà nel resto di questo test.
Il cuore del sistema è quello già ben conosciuto e collaudato che vede il sensore X-TRANS CMOS 5 HR da 40.2 megapixel affiancato al processore d’immagine X-Processor 5 e al nuovo sistema di stabilizzazione su 5 assi con efficacia calcolata fino a 7 stop. Una totale novità per la serie X-E, che non aveva mai avuto un sistema di stabilizzazione sui precedenti modelli.
Come ho scritto poche righe fa le misure sono aumentate e sinceramente non lo trovo un aspetto negativo, spesso con la serie X-E mi ero trovato a criticare l’estrema compattezza di quel corpo che in alcune situazioni mi risultava scomodo, quindi non posso di certo ribaltare i miei parametri di giudizio su questo punto proprio dopo aver trovato la X-E5 perfettamente ergonomica. Anche il peso è maggiore, pur sapendo che ciò è spiegabile con la presenza della stabilizzazione e non possa affermare che mi faccia piacere portare con me 80 grammi in più di corpo macchina, devo aggiungere che se dovessi scegliere tra avere la stabilizzazione o un peso inferiore non avrei dubbi nell’affermare che preferirei di gran lunga avere lo stabilizzatore.

Il design è curato, ma essenziale. Pochi pulsanti, le ghiere secondarie quasi nascoste alla vista e, dal mio punto di vista, si tratta di uno dei corpi macchina attualmente più belli in commercio, ancor più bello che in passato. Non mi ha mai convinto sui modelli precedenti, e continua a non convincermi anche ora, il fatto che le informazioni scritte sul corpo siano ridotte al minimo rendendo l'approccio iniziale alla fotocamera un po' macchinoso. Giusto per fare un esempio, attorno al piccolo joystick non ci sono indicazioni e invece di utilizzare il simbolo universale per rivedere le fotografie scattate c'è la scritta: “PLAY”. Se si è scelto questo corpo macchina come unica fotocamera con la quale fotografare è naturale che in breve tempo ci si abitui a usare i tasti anche senza guardare, ma in tutti gli altri casi questo rappresenta un piccolo limite. Quando l'estetica sorpassa la praticità secondo me bisognerebbe fare un piccolo passo indietro.
Alcune persone in passato si sono lamentate delle plastiche usate da Fujifilm per i precedenti modelli. Le parti metalliche, in particolare la calotta superiore, appaiono così raffinate che per alcuni sarebbe stato meglio prediligere materiali diversi dalla plastica per le finiture. In passato non ero granché d'accordo con queste persone perché queste scelte aiutavano sia nel contenere il peso sia nel tenere basso il prezzo, ora che sono cresciuti entrambi forse queste osservazioni iniziano ad avere un loro principio di fondamento, anche se personalmente non trovo che le plastiche siano di scarsa qualità, in più dando la priorità al contenuto tecnico tendo a soffermarmi su quell’aspetto più volentieri che su queste questioni così soggettive.

Una piacevole novità è invece rappresentata dalla ghiera per la selezione delle “pellicole” visibile sulla calotta superiore con un’apposita piccola finestra. Chi conosce Fujifilm saprà che le simulazioni pellicola sono imprescindibili per le sue mirrorless e che l'altissima qualità dei suoi JPEG convince molti utilizzatori a scattare in questo formato. D'altra parte la X-E5 è una fotocamera molto amata da chi è appassionato di street photography e spesso il formato RAW risulta un di più, utile sì a dimostrare la proprietà della fotografia, ma non indispensabile per il fotografo. Non sono appassionato di simulazioni pellicola, però in alcune condizioni ho particolarmente apprezzato la possibilità di cambiare lo stile di scatto velocemente e in particolare quando mi sono trovato a passeggiare tra antichi resti romani poter fotografare con una pellicola Acros in bianco e nero è stato estremamente soddisfacente.

Su certi corpi macchina si tende a privilegiare lo scatto guardando il display posteriore piuttosto che il mirino, anche per questo probabilmente è stato confermato il mirino da 0,39” di diagonale. Un mirino piccolo, anche se ben definito, ma un po’ scomodo da usare nel lungo periodo e che ti porta a preferire l’uso del display. Il display posteriore basculante in due direzioni è un classico per Fujifilm, forse oggi si potrebbe pensare a uno snodo di tipo diverso, ma se ciò dovesse comportare un peggioramento dell’estetica sarebbe un gran peccato.
La gamma di sensibilità di base selezionabili è compresa tra ISO 125 e 12.800, ma è espandibile da ISO 64 a 51.200. Considerando che Fujifilm adotta sensori APS-C e si confronta direttamente con sensori a formato pieno chiaramente qualche limite alle sensibilità più alte si nota, però mi è parso di notare negli ultimi anni dei grandi miglioramenti anche sotto il punto di vista del contenimento del rumore agli alti ISO. Come mi era capitato di scrivere già in passato ritengo che il software che genera i jpeg di Fujifilm faccia un ottimo lavoro e ad alti ISO è in un certo senso preferibile scattare direttamente in jpeg perché per ottenere gli stessi risultati da un RAW ci vuole sicuramente molto più tempo e conoscenze di post produzione avanzate. È incredibile l’esempio che vi mostro qui sotto, la foto è scatta a ISO 8000 direttamente in jpeg e sarebbe difficile crederlo senza guardare i dati EXIF.

La batteria è rimasta la stessa del modello precedente, la NP-W126S, la più utilizzata da Fujifilm in questa fascia di modelli. Nonostante l’incremento delle prestazioni la durata di una singola carica permette ancora di scattare in tutta tranquillità. Se la X-E4 arrivava a 460 scatti – sempre secondo gli standard CIPA -, la X-E5 scende a 400 scatti, ma bisogna considerare che oltre ad avere una risoluzione maggiore c’è anche lo stabilizzatore a richiedere energia. Secondo il mio punto di vista il lavoro fatto dagli ingegneri Fujifilm è stato ottimo perché a fronte di un significativo incremento delle prestazioni l’autonomia è rimasta comunque molto buona anche per chi utilizzerà questa fotocamera per lavoro. Non so se è per aiutare l’autonomia che il display posteriore da 3” è passato da 1.62 milioni di punti di definizione a 1.04 milioni di punti, ma visto che la differenza non è percepibile se questo fosse il motivo non ci troverei nulla di male in questa scelta.
L’autofocus è di buona qualità, ho provato a scattare delle raffiche a delle macchine in rapido movimento con tempi un po’ più lunghi di quelli di sicurezza e ho ottenuto degli ottimi panning. La fotocamera te lo fa capire che non è una sportiva come la X-H2S, ma si difende bene e per quanto mi riguarda la cadenza di scatto continuo è anche esagerata rispetto alle esigenze dell’utente di riferimento di questa fotocamera.

Già, ma chi è l’utente di riferimento della X-E5? Come anticipato in apertura a mio avviso il target di riferimento è cambiato e alcune inevitabili critiche da parte di qualcuno mi è capitato di leggerla e riesco anche a capirla visto il cambio di prezzo. È infatti normale sentirsi disorientati vedendo che il prezzo di listino della X-E5 è di 1.599,99 euro, quando quello della X-E4 era sotto la soglia psicologica dei 1.000 euro. Si può dire che per non creare un vuoto nella fascia di ingresso la Fujifilm abbia introdotto la X-M5, che non a caso ha un prezzo di listino di 899,99 euro e assomiglia in molti aspetti alla X-E4, ma la X-E5 rappresenta, tecnicamente parlando, un salto evolutivo tale che non avrebbe potuto non risentirne anche il prezzo. Questo anche perché per anni la serie X-E è stata vista da molti appassionati del marchio Fujifilm come un ottimo secondo corpo macchina; per esempio un mio amico aveva una X-T2 e come secondo corpo macchina una X-E2S, ma ho conosciuto anche un’altra persona che usava una serie X-T per lavorare e aveva una fotocamera X-E per la vita di tutti i giorni. Alla X-E5 però il ruolo di secondo corpo macchina va un po’ stretto e per collocazione di mercato potrebbe aver raccolto, almeno ad interim e a meno di sorprese, il ruolo che fu della X-Pro e che è al momento fermo alla terza generazione.
In conclusione posso dire che la X-E5 mi ha soddisfatto, che il passo avanti a livello tecnico è interessante e che se in passato una X-E non l’avrei mai presa in considerazione come primo corpo macchina, oggi lo è a tutti gli effetti. Considero quello della X-E5 un corpo macchina dalle linee splendide e curate e penso che attrarrà un nuovo target, perdendo qualche estimatore della prima ora che si fermerà alla questione prezzo, ma per fortuna l’offerta Fujifilm è ampia e ognuno può trovare quella più vicina alle proprie esigenze.
















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