Nikon Z 6III, il test completo
- Gianluca Laurentini

- 2 minuti fa
- Tempo di lettura: 8 min

Ero molto curioso di provare la Nikon Z 6III per vedere come questa serie stesse evolvendo. Premetto che, per quanto mi riguarda, ritengo che la Z 5II sia strategicamente più importante per Nikon, infatti quest'ultima è l'erede di una fotocamera che ha portato gli utilizzatori del marchio a poter optare per un sensore FX - la sigla che usa Nikon per indicare i sensori Full Frame - spendendo una cifra che fino a qualche anno fa sarebbe stata appannaggio solamente di una mirrorless con sensore DX di medio livello. La serie Z 6 però è più versatile di quella della Z 5, pensata per un pubblico più evoluto e secondo me è anche adatta per chi fa della fotografia una professione, pur con alcuni limiti che portano altri a scegliere Z 7, Z 8 o Z 9.
Da qualche anno penso che Nikon abbia trovato un buon equilibrio e che la sua offerta per quanto riguarda le mirrorless full frame, che vanno dalla Z 5 alla Z 9, possa accontentare qualsiasi esigenza e qualsiasi capacità di spesa. In catalogo la Z 6III è quella giusta via di mezzo che spesso attira gli utenti che vanno oltre il livello base, ma che allo stesso tempo non essendo dei professionisti hanno dei limiti di budget più stringenti. Il prezzo di listino è di 2.799 euro, ma se cercate on-line, o se approfittate delle cicliche offerte, quel prezzo è lontano dalla realtà del momento e si possono risparmiare anche più di 3/400 euro assicurandosi comunque tutti i vantaggi della garanzia Nital.
Dicevo poco fa che mi interessava farmi un’idea più precisa dell’evoluzione della Z 6, vi spiego meglio cosa intendo: la prima Z 6 era una fotocamera che avevo criticato nel momento dell’uscita perché Nikon sembrava aver intrapreso una strada che in parte non condividevo. In particolare non capivo perché inserire un solo slot per le schede di memoria su una fotocamera del genere e perché scegliere proprio di adottare le schede XQD, quando tutto il mondo stava guardando altrove. Con la Z 6II ci furono degli effettivi miglioramenti, quella mirrorless infatti era dotata di un doppio slot e abbinava alla possibilità di utilizzare una comune SD anche una scheda CFexpress o una XQD. Inoltre grazie a un nuovo processore d’immagine aveva la possibilità di arrivare a 14 fotogrammi al secondo invece che 12 e adottava la nuova batteria EN-EL15c, che non era interessante tanto per la capacità aumentata, di cui onestamente non si riusciva a percepire veramente la differenza, quanto perché permetteva la ricarica tramite cavo USB direttamente dalla fotocamera. Una gran comodità per chi viaggia, fidatevi. Ritornando indietro su un paio di scelte controverse la Z 6II aveva guadagnato il posto al sole che meritava e la Z 6III è da considerare il modello della definitiva maturità.

In quest’immagine si vede bene il doppio slot che permette di utilizzare una SD e una CFexpress tipo B contemporaneamente.
Arrivata a 4 anni di distanza dalla Z 6II, la Z 6III porta con sé una serie di novità interessanti che rimangono un po’ nascoste se non le si analizza con attenzione, anche perché ultimamente le schede tecniche si assomigliano tutte così tanto che a volte le persone tendono a confondersi nel leggerle. Iniziamo dal sensore, sarebbe facile dire che mantenendo la stessa risoluzione da 24,5 megapixel non sia cambiato molto, invece la differenza è che oggi è di architettura parzialmente stacked. La nuova architettura ha permesso di avere una velocità operativa che consente alla fotocamera di utilizzare un autofocus al livello di Z 8 e Z 9, un passo avanti notevole. Se avete provato questo nuovo sensore non potete non averlo apprezzato per velocità e affidabilità. È stato anche fatto un buon lavoro per limitare il rolling shutter, il che è sempre apprezzabile. L'architettura parzialmente stacked ha permesso poi di raggiungere la massima cadenza di scatto continuo di 20 fotogrammi al secondo, quando la Z 6 del 2018 si fermava a 12.
Il nuovo sensore, abbinato al processore Expeed 7, ha consentito inoltre un notevole miglioramento della sensibilità dell’autofocus. Per farvi capire quanto sia cresciuta in questo ambito vi dico che la Z 6 arrivava a -2 EV, la Z 6II a -6 EV e oggi la Z 6III arriva a -10EV. In pratica l'autofocus riesce ad agganciare un soggetto anche in condizioni di luce veramente scarsa. Dirlo con i numeri non riesce probabilmente a farvi capire quanto sia efficace oggi rispetto alla prima versione, ma fidatevi di chi le ha provate tutte e 3 e che vi può dire che il risultato in circa 6 anni di evoluzione è incredibile. La stabilizzazione del sensore è stata ulteriormente migliorata e da 5 stop di efficacia dei primi due modelli, oggi si è arrivati a ben 8 stop. Durante il test non mi sono mai trovato a rimpiangere la mancanza della stabilizzazione sull'obiettivo Nikkor Z 24-70mm f/4 S che mi è stato fornito in prova perché quella del sensore è risultata adeguata alla maggior parte delle situazioni nelle quali mi sono trovato a fotografare.
L’unica cosa che non ho apprezzato durante il test è che l’ evoluzione ha portato ogni nuovo modello a pagare lo scotto di avere qualche decina di grammi e qualche millimetro di ingombro in più rispetto a quello precedente. Da fotocamera compatta e leggera, oggi è diventata un po’ troppo massiccia a mio avviso. Pesava appena 675 grammi e oggi sulla bilancia ne fa contare 760. Non è molto, però, in un mondo in cui tutti tendono a togliere peso, trovarsi con una fotocamera che pesa il 12,6% in più rispetto a quella nativa non è il massimo. Anche per quanto riguarda le dimensioni è cresciuta, ma la differenza non è molta ed è spiegabile con l’introduzione del secondo slot di memoria e altri piccoli dettagli. La cosa che mi lascia perplesso è che Nikon sulla Z 7II sia comunque riuscita a contenere il peso a 705 grammi, quindi nonostante sia di una categoria superiore risulta più leggera e in linea con il peso della Z 5II. Spero che in futuro Nikon lavori per cercare di portare il peso più vicino ai 675 grammi della capostipite anche sulle future Z 6.
Il mirino nei primi due modelli era identico, un EVF OLED da 0.5” di diagonale e 3.69 milioni di punti, ma nella Z 6III ne è stato adottato uno di nuova generazione da 5.76 milioni di punti di risoluzione. La differenza nella visualizzazione non è così marcata come si potrebbe immaginare, si partiva già da un buon mirino ed è stato ulteriormente migliorato, ma volevo segnalarvi questa novità che mi sembra sia passata inosservata. Probabilmente ciò è dovuto anche al fatto che le risoluzioni dei mirini di nuova generazione sono così alte e il tempo di latenza praticamente inesistente che oggi è anche difficile pensare che siamo al cospetto di un mirino elettronico.

La resa dei colori è esattamente quella che mi aspettavo di trovare in una fotocamera Nikon.
Per quanto riguarda il comportamento della Z 6III mi viene da dire che è esattamente quello che ti aspetti da Nikon. Se vi piace la resa dei file Nikon, allora usando la Z 6III troverete esattamente quello che volete da questa fotocamera. I colori con quella leggera dominante fredda tipica di Nikon, il menù della fotocamera intuitivo tipico delle mirrorless serie Z, i pulsanti di accesso rapido ben disposti e che permettono - dopo una breve fase di apprendimento per allenare la memoria muscolare - di fotografare in totale armonia con il corpo macchina. Tutto questo contribuisce a far felice il nikonista di lunga data che compra la Z6III.
Anche a livello di resa alle alte sensibilità ho trovato un comportamento ottimo, file RAW (o NEF, se preferite) molto puliti anche a ISO 6400, con una grana gradevole che preserva molti dettagli che in passato sarebbero spariti. Aver mantenuto la risoluzione a 24,5 megapixel ha sicuramente aiutato a ottenere questi risultati e, anche se la corsa ai megapixel sembra essere ricominciata, a mio avviso Nikon ha fatto bene ad aggiornare l’architettura del sensore senza aumentarne la risoluzione.
Vi ho già parlato della massima cadenza di scatto continuo, ma vorrei aggiungere qualche dettaglio in più che può esservi utile. La massima cadenza di scatto continuo è indicata in 20 fotogrammi al secondo in formato RAW e con il solo uso dell’otturatore elettronico, altrimenti è limitata a 16 fotogrammi al secondo. Ciò va naturalmente molto oltre le reali necessità dell’utilizzatore medio di questa fotocamera. È poi selezionabile la cadenza di scatto continuo di 120 fotogrammi al secondo, che si può attivare solamente in formato jpeg e con un crop in formato DX, cioè la macchina scatta come se il sensore fosse di formato APS-C. Ora, capisco che sia un'opportunità in più che Nikon offre ai suoi acquirenti e che non abbia senso lamentarsi di questo, però mi chiedo chi possa avere realmente bisogno di una funzione così estrema su questa mirrorless. Sulla Z 9 l'avevo già provata e avevo avuto difficoltà a trovare un soggetto adatto a non avere 120 cloni della foto iniziale, ma quella era una fotocamera con una fortissima vocazione sportiva e naturalistica, quindi aveva senso offrire questa possibilità, ma nel caso della Z 6III ho qualche difficoltà a pensare a chi potrebbe aver bisogno di utilizzare questa funzione.

Queste 16 fotografie scattate all’acqua che cade in una fontana sono a una prima occhiata praticamente indistinguibili.
Ho provato la Nikon Z 6III anche in un viaggio di un paio di giorni tra Umbria e Toscana e ho deciso di saggiarne l'autonomia per capire quanto potesse essere adatta a chi viaggia. Non scatto compulsivamente, una caratteristica comune a molti paesaggisti, quindi ho apprezzato il fatto di essere tornato a casa avendo consumato circa metà dell'autonomia totale della batteria. Se siete fotografi un po' più prolifici o se amate scattare di notte una caricata notturna alla batteria consiglio di darla, ma allo stesso tempo la Z 6III non è una fotocamera di quelle che ti fa vivere con l'ansia di dover uscire con una seconda batteria in tasca. Inoltre potendola caricare con una presa USB di tipo C se proprio doveste non sentirvi al sicuro con la carica residua potete sempre fermarvi a prendere un caffè e chiedere la cortesia di caricare per qualche minuto la fotocamera. Il discorso è diverso se la usate per lavoro, in quel caso una seconda batteria è fondamentale per non trovarsi nei guai.
In questi giorni di viaggio ho particolarmente apprezzato il fatto che sia stato finalmente adottato uno snodo Vari-Angle per il display posteriore da 3,2” in luogo di quello basculabile in due direzioni dei modelli precedenti. Lo trovo molto più pratico e veloce da utilizzare. In passato questo tipo di snodo veniva visto come più adatto a chi lavora nel video e ha bisogno di riprendersi, ma in realtà non è solo a loro che interessa poter ruotare liberamente lo schermo, quindi ben venga questa novità.

In coppia con l’obiettivo Nikkor Z 24-70mm f/4 S la Z 6III si è dimostrata un’ottima fotocamera da viaggio.
In conclusione posso affermare senza timore di smentita che la Nikon Z 6III è una macchina fotografica interessante per una gran fetta di pubblico, così come lo è stata il modello precedente. Come ho già detto in apertura le differenze tra questo modello e il precedente sono molto più marcate rispetto a quelle tra la Z 6II e la prima Z 6 per evidenti motivi, ma ho trovato che lo sviluppo della serie stia andando nella giusta direzione. In occasione delle tante offerte che ciclicamente i produttori fanno si potrà trovare la Z 6III a un prezzo effettivo vicino ai 2000 euro e chi la comprerà si troverà un ottimo prodotto tra le mani, tuttavia penso che l'acquirente tipo per questa fotocamera debba essere almeno un fotoamatore molto evoluto, se non un professionista che la sceglie magari come secondo corpo, perché è una fotocamera che ha bisogno di un fotografo con una certa esperienza per poterla sfruttare nel pieno delle sue potenzialità.
Una piccola nota finale: se pensate di acquistarla a breve o l’avete appena acquistata ricordatevi di aggiornare il firmware, è stato rilasciato da poco la versione 2.00 che contiene ben 71 aggiornamenti tanto per le funzioni fotografiche quanto per quelle video della Z 6III.
















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