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Ho provato la Fujifilm X-T5, vi racconto le mie prime impressioni


Ieri ho avuto la possibilità di provare la nuova Fujifilm X-T5 a Milano. È stata una prova breve, ma effettuata in completa libertà. Comunque non mi sento di riportare giudizi definitivi su questa mirrorless, ma solamente di riportarvi le sensazioni che ho provato nell'averla per le mani per le strade del capoluogo meneghino.


Il test è stato eseguito con il nuovo 30mm macro, un obiettivo che è a tutti gli effetti un normale visto che nel formato 35mm corrisponde a un 45mm effettivo. Ha una capacità di ingrandimento pari a 1:1, parliamo quindi di un macro vero e proprio e non di un obiettivo che si fregia di questo titolo come tanti altri pur avendo un ingrandimento 1:2, valore che è considerato il limite minimo per definire un obiettivo come macro.




La prima presa di contatto con la X-T5 è stata positiva, la macchina sembra essere leggermente più piccola della X-T4, ma mantiene una buona ergonomia. Si nota subito il ritorno al monitor posteriore basculabile in due direzioni al posto dello snodo Vari-Angle. Questa è una possibile arma a doppio taglio per Fujifilm visto che l'altro tipo di snodo ormai si sta diffondendo anche sulle professionali. La praticità di questo tipo di snodo però è quello di mantenere sempre il display in asse con la fotocamera rendendo in questo modo più facile usarlo per fotografare. Con lo snodo della X-H2 è più facile fare video e guardarsi mentre si parla alla fotocamera, ma il display in molti casi risulta decentrato rispetto al mirino e ciò fa sì che risulti meno comodo comporre l'immagine.




Un'altra cosa che ho immediatamente apprezzato è il doppio slot per schede SD. Prima della presentazione si sapeva già che avrebbe montato il nuovo sensore X-Trans CMOS 5HR e quindi sembrava scontata l'adozione di una scheda CFexpress, invece nonostante il sensore da 40 megapixel e la capacità di raffica di 20 fotogrammi al secondo troviamo due slot per schede SD. Perché questa è una buona notizia? Perché una scheda CFexpress costa tanto (quanto un obiettivo standard se se ne vuole una capiente) e non serve a nulla se si scattano solo fotografie e si ha un buon buffer che consenta di scattare una raffica di qualche secondo. L'adozione delle CFexpress è una necessità di chi fa video e dare la priorità a chi fa fotografia è senza dubbio una scelta che approvo.




Passiamo poi alla praticità d'uso delle ghiere tradizionali: Fujifilm su questo ha creato la sua fortuna con le mirrorless, ma da tempo sta producendo macchine fotografiche con la più moderna ghiera PSAM. Avere le ghiere tradizionali è forse più scomodo per chi non sa usarle o per chi fa video, ma per chi una fotocamera la sa usare l'esperienza d'uso diviene più immersiva. Ruotare quelle ghiere ti fa sentire di essere tutt'uno con la fotocamera.


L'assenza dei contatti per poter adottare il vertical grip è forse la vera nota stonata all'interno di una serie di considerazioni positive. Premetto che non sono un amante dei battery grip (Fujifilm è l'unica a chiamarlo "vertical grip"), ma allo stesso tempo sono in tanti non solo quelli che lo apprezzano per la maggiore ergonomia quando si scatta in verticale, ma anche quelli che ne sentono l'assoluta necessità per la praticità di poter adottare un numero maggiore di batterie e aumentare in questo modo l'autonomia della fotocamera. C'è un'ulteriore considerazione da fare: dalla X-T2 in poi il battery grip è anche servito per attivare quel boost di energia per sbloccare ulteriori funzionalità. Il fatto che non sia stato adottato sulla X-T5 fa pensare che gli studi sul risparmio energetico abbiano dato i loro frutti rendendo inutile la richiesta di ulteriore energia da parte della fotocamera.




Come avrete avuto modo di notare non ho detto nulla riguardo la qualità, questo perché nonostante le prestazioni siano buone - e non poteva essere altrimenti con quel sensore -, le cose importanti sulle quali mi interessava porre l'attenzione erano altre. La qualità è indiscutibile, chi conosce la serie X-T sa quel che otterrà. L'unico dubbio che si può legittimamente avere è sulle capacità di contenere il rumore alle alte sensibilità, che per i sensori APS-C è sempre stato un compito più duro che per i full frame, ma in una sola giornata non è possibile togliersi ogni dubbio su questo. Nonostante Milano ci abbia regalato una giornata con un cielo lattiginoso (che sorpresa, eh?), non è mai stato necessario alzare gli ISO, anche perché lo stabilizzatore aiuta a fotografare in tutta sicurezza anche con luci non ottimali.




La sensazione è che la X-T5 sia riuscita in una missione che ritenevo impossibile: farmi apprezzare una X-T dal numero dispari. Storicamente la X-T1 è stata una macchina che non mi ha mai entusiasmato, che ho sempre trovato acerba, quasi un prototipo messo in commercio troppo presto. Poi arrivò la X-T2 e tutti i difetti della X-T1 erano divenuti improvvisamente storia passata. Quella mirrorless era un passo avanti incredibile per il marchio di Tokyo. Quando arrivò la X-T3 ebbi la possibilità di provarla a lungo e nonostante non avessi nulla da ridire non mi entusiasmò. Discorso diverso per la X-T4, che a leggerne la scheda tecnica poteva sembrare identica alla X-T3, ma che introducendo la stabilizzazione sul sensore fu in grado di stregarmi e per la seconda volta in vita mia ho pensato di aggiungere una Fujifilm serie X-T al mio corredo.


Quando ho letto la cartella stampa della X-T5 ero inizialmente prevenuto, immaginavo già che avrei dovuto aspettare la X-T6 per entusiasmarmi di nuovo, invece la scelta di tornare a mettere la fotografia davanti a tutto lasciando alle funzioni video un ruolo marginale ha fatto sì che dal primo istante in cui l'ho tenuta in mano abbia provato grande simpatia per questo nuovo modello.

Ora aspetterò di poter fare un test completo per capire se questa sensazioni saranno confermate.




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