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In vista dello scatto. Mostra di fotografie storiche e video mapping

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Palazzo delle Albere, Trento, dal 7 dicembre 2025 al 15 marzo 2026 


È curioso accorgersi di quanto lo sport, prima ancora di diventare spettacolo televisivo, sia stato un gigantesco laboratorio per la fotografia. “In vista dello scatto”, allestita a Palazzo delle Albere a Trento, mette proprio questo al centro: il rapporto tra gesto atletico, paesaggio alpino e nascita di un nuovo modo di guardare al corpo in movimento.


La mostra nasce dall’Archivio fotografico storico provinciale, in collaborazione con il MUSE e la Fondazione Museo storico del Trentino. In pratica, si entra dentro una sorta di “timeline” visiva: dalle prime immagini di fine Ottocento, in cui gli sciatori sembrano più pionieri che sportivi, alle fotografie dei fratelli Pedrotti, che negli anni Trenta e Quaranta trasformano il Trentino innevato in un set perfetto per raccontare lo sci, l’alpinismo, le gare di fondo. Le loro stampe d’epoca fanno vedere come la fotografia sportiva si sia sviluppata insieme all’idea stessa di “tempo libero” e di turismo in montagna.


Non siamo di fronte a una semplice raccolta di scatti nostalgici. Il percorso insiste su come cambiano gli strumenti, le ottiche, i formati: dal cavalletto inchiodato nella neve alle riprese sempre più dinamiche. Vedi corpi che saltano, cadono, si rialzano, e intanto ti rendi conto che tutta la retorica contemporanea dello “scatto mozzafiato” nasce esattamente qui, tra sci di legno, funivie appena inaugurate e corde d’alpinismo che sembrano uscite da un museo etnografico.


La mostra ha anche un “secondo tempo” fuori dalle sale: un video mapping proiettato sulle vele del MUSE, con immagini d’archivio che scorrono letteralmente sulla pelle dell’edificio e ricompongono la storia dello sport trentino fino alle Olimpiadi e Paralimpiadi di oggi.


Per chi fotografa, è uno di quei posti dove prendersi appunti seri: guardare come venivano gestite luce e inquadratura con mezzi infinitamente più limitati dei nostri, e come il fotogramma riuscisse comunque a restituire fatica, freddo, orgoglio. Uscendo da Palazzo delle Albere, ti viene quasi voglia di rimettere in discussione l’ennesimo burst da 20 fps e tornare a pensare ogni scatto con un po’ più di lentezza.



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