Nikon Z9, il test completo

Ancora prima di prendere in mano la Nikon Z9 mi è tornato alla mente lo stesso pensiero che in questi ultimi anni mi ha accompagnato in diverse altre occasioni, cioè che l’era delle reflex sia ormai definitivamente conclusa. Prendendola in mano infatti non si può non pensare che ci si trovi al cospetto di una mirrorless che sovrasta in ogni singolo settore la Nikon D6. Non è per il fatto che sia più piccola e leggera della reflex che sostituisce, intendo proprio a livello di prestazioni che riesce a ottenere e che una reflex non potrebbe nemmeno sperare di superare o eguagliare in futuro.
Qualcuno potrebbe pensare che sia un pensiero scontato, ma vorrei far notare che la Nikon D6 non è di un decennio fa, ma che è arrivata nei negozi nel febbraio 2020 e che - poco prima di una pandemia che avrebbe successivamente fermato il mondo - la D6 si stava preparando a divenire una delle protagoniste delle Olimpiadi di Tokyo insieme a un’altra reflex, la Canon EOS 1D X Mark III. Tre anni che oggi sembrano una vita fa e che ci mostrano quanto corra veloce la tecnologia applicata alla fotografia.

La Z9 pesa 1.340 grammi, poco meno rispetto alla D6, che sulla bilancia fa segnare 1.450 grammi, ma comunque notevolmente di più della Canon EOS R3 che invece pesa 1.015 grammi. Ciò non deve stupire in realtà perché sappiamo già che la vera rivale della Z9 non sarà la EOS R3, ma la futura EOS R1 e che al momento tra la Z9 e la EOS R3 in termini di prestazioni e innovazione la Nikon ha un piccolo margine, dato principalmente dal suo sensore.

Concentrando l’attenzione proprio su questo elemento si può vedere che Nikon ha dotato la Z9 di un sensore a pieno formato CMOS da 45.7 megapixel di tipo stacked che ha una velocità operativa eccezionale ed è coadiuvato dal processore d’immagine EXPEED 7, oltre che dal buffer ultrarapido che invia i dati alle due schede CFexpress di tipo B. Il sensore ha una frequenza di scansione tra le più alte al mondo e riesce in questo modo a minimizzare, per non dire eliminare, ogni distorsione da effetto rolling shutter. Ciò si sposa bene anche con la possibilità di scattare con tempi di posa ridottissimi, 1/32.000 quello minimo. Tali caratteristiche hanno portato i tecnici Nikon alla scelta radicale di eliminare totalmente l’otturatore meccanico affidandosi solamente a quello elettronico.
Il sensore possiede un interessante rivestimento chiamato dual-sensor, si tratta di un rivestimento conduttivo che crea un campo magnetico che allontana attivamente le particelle di polvere. Un sistema realizzato per prevenire il possibile depositarsi della sporcizia quindi e non per cercare di toglierla quando ormai si è depositata. Inoltre c’è un rivestimento al fluoro per semplificare la pulizia e c’è una vera e propria saracinesca a proteggere il sensore durante le fasi di cambio obiettivo della quale vi parlerò in modo più approfondito in seguito.
Per ultimare questa disamina sul sensore, una delle cose che mi ha più impressionato è l’efficienza dello stabilizzatore. Nikon, come anche Canon, ha impiegato moltissimo tempo prima di adottare il cosiddetto IBIS, ma quando lo ha fatto è riuscita a offrire uno stabilizzatore da 6 stop di efficacia. Testandolo sul campo è stato possibile scattare con luce molto scarsa e la foto che vi propongo è stata scattata subito dopo il tramonto a mano libera con un tempo di posa di un 1/10 di secondo e come si può vedere tutto ciò che è in movimento è venuto mosso proprio per il tempo di posa lento, al contrario tutto ciò che è e deve rimanere statico anche in foto è perfettamente nitido grazie proprio all’efficacia dello stabilizzatore. Una foto esclusivamente dimostrativa che ci aiuta a percepire attivamente il livello di efficacia dell’IBIS di cui è dotata la Z9.


(Dettaglio della foto precedente)
DxO Mark, un sito di riferimento per chiunque voglia avere delle informazioni su un sensore tramite un ente terzo e ha attribuito al sensore della Z9 un voto di 98. Un voto molto alto anche rispetto alla concorrenza e che Nikon si è meritata principalmente grazie alla profondità di colore e alla gamma dinamica che raggiunge i 14.4 stop.
Sinceramente a entusiasmarmi è stata in particolar modo la lavorabilità dei file RAW che la Z9 è in grado di fornire e che consente di scattare in totale tranquillità sapendo bene che i margini di recupero sono notevoli.

Sarebbe inutile nascondere che scattando le prime foto non si senta la mancanza dell’otturatore meccanico. Il suono emesso dalla Z9 al momento dello scatto ricorda più quello di un cellulare che quello di una fotocamera e ciò toglie un po’ del fascino nel fotografare. Eppure se tutti, chi con entusiasmo e chi con un po’ di rassegnazione, abbiamo fatto a meno dello specchio tipico delle nostre amate reflex, allora dobbiamo iniziare a pensare che in futuro non avremo più bisogno nemmeno dell’otturatore meccanico e che quello elettronico basterà e avanzerà. In effetti avendo avuto la possibilità di provare tutte le principali fotocamere in commercio durante i miei trascorsi nella rivista Fotografare e poi qui su questo blog mi sono chiesto per quale motivo ancora oggi quando mi trovo a impostare una mirrorless io lo faccia ancora dando tanta importanza all’otturatore meccanico al punto da preferirlo a quello elettronico. Mi sono risposto che probabilmente lo faccio solo perché mi piace sentirne il rumore quando premo il pulsante di scatto visto che di fatto l’otturatore elettronico funziona benissimo. Siamo stati abituati ad associare i rumori della macchina fotografica all’atto stesso di scattare e ora che la meccanica viene progressivamente sostituita dall’elettronica bisognerà tenerne conto.
Anche se manca l’otturatore meccanico è presente una tendina, ma sarebbe più corretto chiamarla saracinesca, che protegge il sensore durante il cambio degli obiettivi e che ricalca la scelta fatta da Canon per la famiglia di fotocamere EOS R. Anzi, a dirla tutta, trattandosi di una tendina fatta appositamente per questo scopo sembra essere anche più robusta e in grado di proteggere il sensore di quella rappresentata dalla tendina dell’otturatore delle Canon EOS R.
Di default però questa funzione è disattivata sulla fotocamera per fornire i migliori tempi di accensione possibili. Trovare la funzione all'interno di un menù così ricco però non è semplice, anche perché bisogna accedere al menù impostazioni e solo dopo numerose voci si arriva a “Comport. schermo sens. a spegn”, indicazione tutt’altro che intuitiva direi. Sarei pronto a scommettere che parte degli utilizzatori della Nikon Z9 non conoscano nemmeno l'esistenza di questa interessante funzione per la quale io sinceramente avrei chiesto di esprimere la propria preferenza all’utente al momento della prima accensione.

La Nikon Z9 che mi è stata affidata per il test mi è stata fornita con gli obiettivi Nikkor Z 24-70mm f/2.8 S e Nikkor Z 70-200mm f/2.8 VR S. Sono forse i migliori obiettivi che si possano avere per effettuare un test completo di una mirrorless del genere, oltre che per rendere una persona felice ogni volta che esce di casa per fare una prova. Ciò mi ha consentito di potermi concentrare sulle doti della fotocamera senza preoccuparmi di eventuali problemi generati dall’uso di ottiche di fascia di prezzo più bassa.
Ho trovato l'esposimetro leggermente tendente alla sottoesposizione, questo però per me è un classico comportamento che ho ritrovato su quasi tutte le fotocamere Nikon che ho provato. Probabilmente si tratta di una questione di abitudine a un altro sistema e gli utilizzatori di fotocamere Nikon potrebbero trovarlo perfettamente in linea con le loro esperienze pregresse. In questo caso la prova ha una componente di soggettività non trascurabile e mi sembra doveroso rimarcarlo. Inoltre devo aggiungere che tutto il test si è svolto in inverno e con una prevalenza di giorni di brutto tempo e che quindi anche le condizioni di luce non erano spesso quelle ottimali.

Le ammiraglie nascono per assecondare le esigenze di chi si occupa di sport e di natura e per questi fotografi è essenziale potersi fidare ciecamente dell’autofocus della fotocamera. In questo senso la Z9 non tradisce di certo le aspettative visto che grazie al deep learning la fotocamera ha “imparato” a riconoscere persone, animali, uccelli e veicoli, a individuare gli occhi in un volto e a seguire il soggetto in movimento. Tutto questo lo fa con una precisione tale che quando il soggetto è agganciato si può star tranquilli che si avrà oltre il 90% degli scatti perfettamente a fuoco. L’autofocus possiede 493 punti di messa a fuoco e include 405 punti area AF auto, 5 volte superiori ai numeri della Z7II.
Ho portato la Z9 con me sul Lago di Bracciano per fotografare gli uccelli che animano le acque del lago e ho potuto apprezzare la possibilità di scegliere se utilizzare l’intero sensore FX o se utilizzare un’area corrispondente al formato DX. Si tratta di una funzione che Nikon adottava già nelle sue fotocamere reflex più recenti, ma che con una mirrorless pensata per sport e natura e con una risoluzione pazzesca diventa una preziosa alleata visto che ci si ritrova a guadagnare il 50% di lunghezza focale massima riuscendo a mantenere una risoluzione sufficiente per la stampa. Inoltre con le reflex il mirino era ottico e quindi quando si guardava nell’oculare si vedeva sempre un’area pari a tutta la superficie del sensore e per avere un’idea di cosa si stesse riprendendo appariva nel mirino un rettangolo che mostrava l’area che si stava effettivamente utilizzando. Ciò rendeva più conveniente procedere con il ritaglio in fase di postproduzione perché era molto semplice fare valutazioni errate. Con una mirrorless invece si può sfruttare il mirino elettronico per far vedere al fotografo ciò che effettivamente verrà registrato dalla fotocamera e questo consente al fotografo di avere un vantaggio in fase di scatto che rende effettivamente utile questa funzione.
La risoluzione della Z9 è di 45.4 megapixel (8.256x5.504 le dimensioni effettive del fotogramma), se si sceglie di fotografare in formato DX si mantiene un'area di 5.392x3.592 pixel, cioè una risoluzione effettiva di 19.4 megapixel. Se ci si ferma a ragionare su questi dati ci si rende conto che la risoluzione della foto in formato DX è quasi pari alla risoluzione nativa di fotocamere brillanti come la Z5 (24,3 megapixel) o Z6II (24.5 megapixel) e se si considera che si sta utilizzando una porzione di sensore DX è praticamente equivalente ai 20,9 megapixel della Z50, fotocamera che monta per l’appunto un sensore DX.
