Sapete cosa significa veramente la sigla BSI?
- Gianluca Laurentini

- 13 minuti fa
- Tempo di lettura: 2 min

Da qualche anno a questa parte, quando i marchi fotografici presentano i sensori delle loro macchine, non è raro trovare l'acronimo BSI affiancato alla denominazione del sensore stesso.
Poiché mi è capitato spesso di incontrare persone che non ne conoscono il vero significato tecnico, ritengo sia utile fare chiarezza su questa importante evoluzione tecnologica.
BSI è l'acronimo di Back-Side Illuminated, che in italiano viene tradotto comunemente come sensore retroilluminato.
Qui è fondamentale un chiarimento iniziale per evitare fraintendimenti: non si tratta di una vera e propria "illuminazione" del sensore, ma di un cambiamento radicale nella sua architettura costruttiva.
Nei sensori tradizionali (chiamati Front-Side Illuminated o FSI), il fotodiodo, che è l'elemento sensibile alla luce, si trova dietro lo strato di circuiti metallici (il "cablaggio") che trasporta il segnale. Questo design, sebbene più semplice da produrre, comporta un ostacolo: parte della luce in arrivo viene bloccata o riflessa dalla circuiteria prima di raggiungere il fotodiodo.
Con la tecnologia BSI, l'ordine degli strati viene invertito: il fotodiodo viene posizionato davanti alla circuiteria. Di fatto, l'area sensibile alla luce si trova ora sulla "parte posteriore" del chip se si considera la tradizionale stratificazione, ricevendo la luce in modo più diretto e ottimale, senza che i circuiti possano ostacolarla.
Questa riorganizzazione strutturale offre benefici significativi:
Maggiore Efficienza di Raccolta della Luce: Il fotodiodo riceve più fotoni, specialmente quando la luce non è perpendicolare al piano del sensore.
Migliore Prestazione in Scarsa Illuminazione: Il sensore acquisisce più luce, il che si traduce in una notevole riduzione del rumore digitale (la cosiddetta grana).
Maggiore Gamma Dinamica: La capacità di catturare dettagli nelle alte luci e nelle ombre migliora.
In sintesi, la tecnologia BSI ha rappresentato un passo avanti fondamentale per migliorare le prestazioni dei sensori, in particolare nelle condizioni fotografiche più difficili.
















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