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GFX50S, il test esclusivo di Fotografiamo.net


Foto scattata all'Ora Blu a Roma © Gianluca Laurentini

Quando si nomina la Fujifilm GFX50s gli appassionati di fotografia sanno esattamente di cosa si stia parlando. Non occorre essere appassionati del mondo Fuji per sapere di cosa si tratta: la GFX50s è il desiderio nascosto della maggior parte dei fotografi. Magari non molti ne valutano l'acquisto visto che il prezzo rimane un ostacolo, ma almeno una prova ognuno vorrebbe effettuarla.


Non è stata questa la prima volta che ho avuto in mano la GFX50s e nel tempo che è intercorso è diventato comune il concetto di Super Full Frame. In effetti inizialmente si parlava di Medio Formato perché il sensore da 43.8x32.9mm (dimensioni in comune con l'Hasselblad) è più grande del classico 24x36mm full frame, ma non si avvicina al classico medio formato 6x6 (centimetri in questo caso) che tutti hanno in mente. Il termine Super Full Frame secondo me calza a pennello per identificare questa categoria di fotocamere.



Perché provare oggi la GFX50s quando è già in commercio la GFX50r ed è stata annunciata la GFX100s? Semplice, perché la GFX50s è in qualche modo la capostipite di un concetto totalmente nuovo per l'esperienza Fuji e quindi non si tratta di un capriccio personale, ma della curiosità di vedere come sia cresciuto il sistema nel frattempo. Questa infatti è la terza volta che ci entravo in contatto, la prima volta che l’ho vista ed utilizzata è stato in Inghilterra, più precisamente ad Althorp nel Northamptonshire. Era la metà di gennaio del 2017 e solo pochissime persone hanno potuto assistere a quell’anteprima, io ci ero andato in veste di tecnico della rivista Fotografare e quando l’ho vista la prima volta mi è sembrato di trovarmi davanti a un pezzo di Storia della fotografia. D'altra parte il motto di quella giornata era: "the game has changed".


Si trattava allora ancora di una macchina acerba: il firmware non era quello definitivo e le macchine ogni tanto si bloccavano. Non esisteva ancora uno sviluppatore RAW per cui pur scattando in jpeg+RAW la prima impressione ce la siamo potuta fare solo guardando i jpeg, mentre per sviluppare i RAW abbiamo dovuto aspettare mesi. Poi ho avuto la fortuna di provarla ancora brevemente alla fine di giugno dello stesso anno per un lungo test che ho pubblicato allora sulla rivista Fotografare. Il firmware era finalmente la stabile versione 1.1, inoltre Adobe aveva rilasciato una versione di Camera RAW in grado di svilupparne gli interessanti file RAW.


Foto scattate durante la prima prova con la GFX50s e scattate in jpeg. La mancanza di uno sviluppatore RAW all'epoca non permise di capire quanto la gamma dinamica sia impressionante. © Gianluca Laurentini


In tutto questo tempo ho continuato a seguire lo sviluppo della GFX50s e del suo sistema di obiettivi, mi aspettavo dopo circa un anno di trovare una fotocamera molto più matura, per questo mi sono stupito che nella versione di prova fosse ancora presente il firmware 1.1. La GFX50s è una fotocamera eccezionale sulla quale Fujifilm ha profuso un impegno immane e per questo la prima cosa che ho fatto è stata aggiornarne il firmware all’ultima versione, che al momento di questa prova era la 3.10, oggi siamo arrivati alla 3.30.


Una delle cose che più mi interessava fare era provarla non solo in ambienti chiusi o comunque urbani. Il primo test addirittura è stato effettuato, come detto, all’interno di una residenza signorile piena di set e modelle. Sicuramente non una esperienza negativa, come potete immaginare, ma si trattava di una situazione estremamente controllata che non poteva permettere di effettuare un test completo.

Il secondo test mi ha permesso di osare un po’ di più: sono uscito praticamente per una settimana all’alba ed al tramonto tutti i giorni per Roma solo per saggiarne le potenzialità, ma ho avuto solo una settimana di tempo per effettuare il test perché essendo fra i primi in Italia ad averla in mano la coda di giornalisti e fotografi in attesa era lunghissima.


Questo test invece è frutto di circa un mese di fotografie scattate in diverse condizioni. E soprattutto sono riuscito a portarla in montagna. Visto che una delle caratteristiche più interessanti relativa al sistema G è che sia il corpo macchina che le ottiche sono tutte Weather Resistant, portarla a contatto con la natura era assolutamente una cosa che volevo fare.


Foto scattate in Abruzzo nei pressi di Scanno e nel Lazio prima nei pressi del Lago di Bracciano e poi nel Parco Regionale dei Monti Simbruini. © Gianluca Laurentini


Prima di proseguire con il test vi riporto la scheda tecnica in modo che non abbiate dubbi sul prodotto del quale stiamo parlando.


Sensore: da 51.4 megapixel Super Full Frame da 43.8x32.9 a matrice di Bayer

Dimensioni e peso: 147.5x94.2x91.4mm, 825 grammi incluse batteria e due SD Card

Innesto obiettivi: Fuji G Mount

Stabilizzazione sul sensore: No

Autofocus: AF a contrasto su 117 punti.

Misurazione della luce: Esposimetro da 256 segmenti, Multizona, Spot, Media, Media pesata al centro.

Sensibilità di riferimento: da ISO 100 a 12.800, espandibile da ISO 50 a 102.400

Tempi: da 1/16.000” a 4” in modalità P. Fino a 60’ in modalità Bulb.

Modi di scatto: singolo, a raffica fino a 3 fps con buffer sufficiente per 8 scatti RAW non compressi, autoscatto

Mirino: Opzionale elettronico da 0.5” con 3.690.000 pixel di risoluzione, copertura 100%, ingrandimento 0.85x.

Schermo LCD: Touch Screen da 3.2” con 2.360.000 pixel di risoluzione.

Supporto di memoria: SD / SDHC / SDXC

Flash Incorporato: No

Synchro-Flash: 1/125 di secondo

Interfaccia: HDMI, USB, Wi-Fi

Video: Full HD 1920x1080/29.97p,25p,24p,23.98p. HD 1280x720/29.97p,25p,24p,23.98p.

Alimentazione: Batteria agli ioni di Litio NP-T125, durata della carica calcolata in 400 scatti


Alba al Foro Romano. © Gianluca Laurentini​

Come ho detto non era la prima volta che avevo la fortuna di provare la GFX50s, ma la cosa che ogni volta apprezzo è che nonostante si tratti di una macchina fotografica di dimensioni e peso neanche paragonabili alle altre leggerissime mirrorless Fujifilm, il menù e la disposizione dei tasti sono i medesimi e questo comporta una sensazione di familiarità. Se utilizzate ad esempio una X-T20, nonostante sulla GFX50s ci siano una miriade di opzioni in più, come è giusto che sia, non avrete difficoltà ad addentrarvi nel menù. Non avrete quella sensazione di trovarvi di fronte a qualcosa di ostico come il prestigio della GFX50s potrebbe farvi pensare.


La Fuji GFX50s è una macchina ingombrante e pesante, non importa che sia una mirrorless e che spesso si pensi erroneamente a queste fotocamere come sinonimo di leggerezza, gli 825 grammi per il solo corpo si fanno sentire. Considerate poi che una volta innestato l'obiettivo il peso praticamente raddoppia. Per il test ho usato i due più interessanti del sistema a mio avviso: il GF 32-64mm F/4 R LM WR e il GF 23mm F/4 R LM WR, due obiettivi che pesano almeno quanto il corpo macchina. Il primo è l’unico zoom del sistema ed equivale ad un 24-50mm, il secondo è un incredibile 18mm equivalente.


Foto scattata a Castel Sant'Angelo. © Gianluca Laurentini


La GFX50s scatta dei RAW da 50 megapixel che pesano circa 110 megabyte l’uno. C’è la possibilità di usare anche file compressi che limitano il peso a circa 50 megabyte per file RAW. Ho fatto dei confronti senza vedere grosse differenze, anche se la paura che il file compresso potesse avere conseguenze sulla gamma dinamica mi ha sempre inibito dall’usarlo. D’altra parte con una fotocamera del genere fra le mani conviene usare sempre il cavalletto, quindi non vi ritroverete a scattare 200 immagini per ogni uscita e quindi non vi conviene preoccuparvi troppo del peso dei file. E poi la GFX50s ha un doppio slot per schede SD, inseritene due capienti e scatterete tranquilli.


Una delle cose che adorerete di questa mirrorless incredibile è la lavorabilità estrema dei file RAW. La nitidezza data dall’insieme obiettivo / macchina fotografica è già qualcosa di superlativo, ma è quando vi siederete di fronte al PC per sviluppare le vostre fotografie che rimarrete piacevolmente impressionati. Il recupero di luci ed ombre permette di ottenere risultati professionali di livello altissimo grazie anche ad una gamma dinamica che in fase di scatto vi fa sentire tranquilli in ogni situazione. Scattando anche in condizioni difficilissime gli unici fastidi che ho provato sono stati quelli dovuti ad un eccessivo flare da parte degli obiettivi, ma per il resto quasi non ho avuto necessità di utilizzare i filtri digradanti talmente mi sentivo sicuro del recupero in fase di sviluppo.


Guardare nel mirino (opzionale) è un piacere: grande, ricco di informazioni ed orientabile. Anche il display posteriore orientabile è comodo, ma devo dire che con un mirino così sarebbe un peccato rinunciarvi per usare solo l'LCD. Inoltre essendo il mirino di tipo elettronico, come è naturale che sia per una mirrorless, ha il vantaggio di farvi visualizzare esattamente quello che poi riprenderete in fase di scatto. Non una cosa di poco conto.


Qualche volta ho sentito qualcuno storcere il naso riguardo all'intervallo delle sensibilità ISO di base che sembrerebbe essere troppo stretto. Una macchina con un sensore del genere perché dovrebbe permettere di selezionare dalla ghiera superiore solamente i valori compresi fra ISO 100 e 12.800? Semplice: perché sono tutti perfettamente utilizzabili. Anche se il valore limite rimane ISO 102.400 sono rimasto impressionato dalla possibilità di riuscire a scattare a mano libera di notte a ISO 12.800 durante i fuochi della famosa Giostra di Roma durante il mio secondo test nel 2017. So che molti non ci crederanno che ero a mano libera, ma vi posso assicurare che per come eravamo stretti in migliaia di persone in quell'occasione mi era impossibile aprire il cavalletto e per scattare qualche foto mi sono semplicemente appoggiato per qualche minuto sulla spalla della mia fidanzata. Qui sotto una foto ed un dettaglio di una delle foto scattate:



La prima è la foto completa, nella seconda un dettaglio nella quale si può apprezzare la tenuta del rumore digitale anche nelle aree scure a ISO 12.800. La terza foto è scattata in un museo al chiuso a ISO 3.200.© Gianluca Laurentini

Quando si produce una fotocamera totalmente nuova come questa non ci si può basare totalmente sull’esperienza pregressa, bisogna pensare a molte problematiche del tutto sconosciute ed è quindi naturale che qualche difetto veniale ci sia. Per prima cosa il monitor LCD in condizioni di luce scarsa tende a sfarfallare vistosamente. Questo non pregiudica l’utilizzo, ma certo è fastidioso considerando il costo della fotocamera. A livello di ergonomia non possiamo di certo lamentarci, ma il selettore della modalità di messa a fuoco è stato inserito in una posizione che riesce ad essere tanto scomoda da raggiungere quando si fotografa quanto facile da attivare accidentalmente togliendo la fotocamera dalla borsa.

Le dimensioni limitano anche la velocità della fase di cambio degli obiettivi. E’ vero che tutte le mirrorless Fujifilm hanno il pulsante di sgancio dell’obiettivo nella stessa posizione e questo fatto dà una sensazione di familiarità, ma è anche vero che con obiettivi ingombranti e pesanti come quelli della serie G l’operazione risulta macchinosa e spesso ci si ritrova a dover cambiare l’obiettivo con un’operazione in due tempi lasciando il sensore esposto all’aria per qualche secondo di troppo.


Infine un appunto personale che mi sento di fare ai tecnici Fujifilm e che si può risolvere in un secondo con un aggiornamento firmware: la GFX50s è quel tipo di fotocamera che si può usare anche a mano libera, ma che si finisce inevitabilmente per usare con il cavalletto. Quindi per non generare fastidiose vibrazioni durante lo scatto conviene usare il telecomando oppure l’autoscatto a 2 secondi. Purtroppo ogni volta che la fotocamera entra in fase di stand by al momento di riattivarla viene automaticamente esclusa l’opzione di autoscatto.


I file generati come ho detto sono tutti di una nitidezza stupefacente. Utilizzarla anche solo una volta ve ne farà innamorare. Vi dimenticherete il peso, l’ingombro e i piccoli difetti che vi ho riportato. Certo, rimane la questione costo, ma se per voi come per il sottoscritto il prezzo è un limite non è detto che col tempo nel mercato dell’usato non possano iniziare ad esserci delle belle occasioni. Insomma la strategia migliore è quella di rimanere alla finestra in attesa di trovare l'occasione giusta.



Per me è una delle fotocamere migliori e più intelligenti che siano state prodotte dall’avvento del digitale. Una scelta che avrebbe potuto rivelarsi una follia sulla carta, ma che per quanto mi riguarda è una stupenda follia.

Era la terza volta che la utilizzavo, ma già non vedo l’ora di incontrarla un’altra volta. A presto GFX50s.


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