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Intervista al fotografo sportivo Joel Marklund


Joel Marklund, classe 1985, si dedica alla professione di fotografo dal 2005. Attualmente lavora per Bildbyrån, la più importante agenzia di foto sportive svedese, in qualità di chief photographer e corrispondente per gli Stati Uniti. Il suo lavoro si svolge principalmente fra New York e a Stoccolma, ma ha operato in più di 45 nazioni e coperto eventi sportivi internazionali in tutto il mondo, fra cui la Coppa del Mondo FIFA e sei Olimpiadi. Ha iniziato la sua carriera lavorando per il giornale locale NSD, per poi trasferirsi nel 2007 alla redazione di Aftonbladet, l’agenzia di stampa più grande agenzia di stampa della scandinavia. Nello stesso anno è entrato nello staff di Bildbyrån come fotografo, e nel 2013 è diventato il chief photographer dell’agenzia.


Ha vinto premi internazionali, il Picture of the Year International (varie volte), l’NPPA Best of Photojournalism e lo Swedish Picture of the Year Awards. Dal 2016 è un Nikon Europe Ambassador.


Fin dal 2016 fa parte del team ufficiale che documenta il prestigioso torneo di Wimbledon per il The All England Lawn Tennis & Croquet Club. Ha lavorato come fotografo ufficiale per il Comitato Olimpico Internazionale ai Giochi Paraolimpici di Pyeongchang 2018, e ai Giochi Olimpici della Gioventù a Buenos Aires.


Il lavoro di Joel Marklund è stato pubblicato in tutto il mondo da molte agenzie. Fra i suoi clienti come fotografo pubblicitario vi sono Adidas, Nike, la Federazione di Calcio Svedese, Nikon , Panasonic, Nocco (Vitamin Well) e la UFC.




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Benvenuto sulle pagine di Fotografiamo Mr. Marklund.

Potrei chiederti quando hai deciso di diventare un fotografo professionista, e perché?

Come ha avuto inizio la tua carriera artistica, e cosa rappresenta per te la fotografia?


La mia carriera nel giornalismo è cominciata come reporter e critico di videogame; successivamente sono passato al mondo della cultura e dell’intrattenimento. Ho cominciato molto presto, verso i quindici o sedici anni, come passatempo quando ero ancora a scuola, e successivamente è diventato un impegno a tempo pieno. A quell’età ero già molto interessato al giornalismo e leggevo qualsiasi cosa mi capitasse sottomano a riguardo. Intorno ai diciotto anni ho cominciato a maturare un interesse per la fotografia e lavorando come reporter ho cominciato a chiedermi se mi era concesso scattare fotografie per conto mio durante le interviste ed i concerti che ero inviato a coprire.

Molto presto realizzai che la fotografia, specialmente quella sportiva e di cronaca, non perdona gli errori, perché hai solamente una possibilità. Se perdi il momento, non ci sarà un’altra occasione: lo hai perso per sempre. C’è qualcosa di emozionante in questo, un aspetto che non riuscivo a trovare nella scrittura. Inoltre, attraverso la fotografia potevo dare spazio al mio lato artistico. Abbiamo un certo talento artistico in famiglia, un antenato di mia mamma era un famoso pittore. Oggi non potrei pensare di fare nient’altro che questo.



Hai una grande esperienza nel fotografare ogni genere di sport. Posso immaginare che ogni disciplina presenti difficoltà differenti, e che sia necessario trovare differenti soluzioni creative ogni volta, a seconda di quel che stai documentando. Ti è utile conoscere uno sport per prevedere l’azione che si svolgerà, ed entrare nello spirito di quel che si sta svolgendo di fronte ai tuoi occhi?


La fotografia spostiva si basa molto sul fatto di trovare uno sfondo uniforme e considerare i cambiamenti di luce. Oltre a questo, è necessario prevedere cosa sta per succedere; perciò faccio molte ricerche quando devo coprire un nuovo sport, un atleta o un team. Nel nuoto ad esempio devo sapere da quale lato respira il nuotatore (vedo i video su Youtube per capirlo, e dove fende l’acqua alla partenza); nel calcio devo sapere a quale curva sono seduti i tifosi, per capire da che lato festeggeranno i giocatori; nel tennis devo sapere dove dovrò essere quando quella bella luce pomeridiana arriverà sul campo. Più imparo a conoscere uno sport, meglio riesco a pianificare mia posizione e dove disporre le fotocamere azionate a distanza: devo sapere dove l’azione sta andando, e dove si svolgerà. Premesso questo, conosco bene molti sport, ma ci sono circostanze in cui mi trovo a fotografare uno sport nuovo; ad esempio sono appena stato al FINA World Championships di Gwangju, in Corea del Sud, dove ho documentato il polo su acqua. Non conoscevo affatto questo sport prima che un collega me lo spiegasse nei dettagli, ma quando ho assistito al match potevo prevedere abbastanza bene dove avrei ottenuto le foto migliori.


Pratichi tu stesso qualche sport? E’ utile praticare lo sport che stai per documentare per prevedere dove si svolgerà l’azione e capire cosa fotografare?


Da adolescente ho praticato un sacco di sport differenti, e sono sempre stato molto competitivo. Nella fotografia sportiva c’è tanta competizione sul campo quanta ve ne è fuori. Noi fotografi sportivi siamo in competizione per lo scatto migliore del momento decisivo della partita; amo questo aspetto del lavoro. Oggi gioco solamente a calcio una volta al mese, e provo a correre ogni tanto. E’ difficile fare di più, perché viaggio per più di 220 giorni all’anno, solo per lavoro. Mantenersi in forma è assolutamente una buona cosa, è necessario per poter fare questo lavoro a lungo, considerato quanto può essere impegnativo dal punto di vista fisico. Tuttavia non penso che praticare qualche sport in generale possa renderti un fotografo migliore. La comprensione di uno sport è basata molto sull’osservazione, sul trovare la traiettoria di una azione E’ un’ottima cosa conoscere i principi fondamentali di differenti sport per comprenderne le dinamiche, ma puoi capire queste cose anche studiando lo sport in questione.


C’è una immagine a cui sei particolarmente legato di cui ti piacerebbe raccontarci la storia dietro le quinte?


Nel 2012 mi è stato finalmente possibile scattare una foto che mi ero immaginato per molti anni. La nazionale di calcio svedese stava per giocare con l’Inghilterra in un match che avrebbe avuto luogo nel nuovissimo stadio Friends Arena a Stoccolma. Avevo trattato per mesi per ottenere il permesso di posizionare telecamere a controllo remoto sulle due porte. Volevo ottenere immagini con un look molto grafico come quelle che realizzavo sui campi da hockey da molti anni. E’ stato necessario disporre molte cose con cura, ottenere una assicurazione e permessi speciali, e avrei avuto bisogno di una buona dose di fortuna: l’azione sarebbe dovuta accadere dove avevo pianificato il tutto. E finalmente è successo: Zlatan Ibrahimovic, la grande star della squadra, ha segnato lo storico 1-0 dietro al portiere Joe Hart. Mentre comincia ad esultare puoi vedere i giocatori dell’Inghilterra distesi a terra, demoralizzati.

Questa foto, qualche tempo dopo, è arrivata al primo posto allo Swedish Picture of the Year Awards, nella categoria foto sportive.


So che sei un Nikon Ambassador, e che utilizzi attrezzatura Nikon. Che cosa utilizzi di solito?


Utilizzo Nikon D5 per la maggior parte del lavoro, la D850 per le foto a studio, per i video e per qualche lavoro di ritratto e alcune D4 come macchine di scorta da comandare a distanza. Il mio tele principale è il 400mm f2.8. Utilizzo anche il 600mm f4 e nella mia borsa ci sono sempre un 24-70mm f2.8, un 70-200mm f2.8 ed un fisheye 16mm. Oltre a questo uso frequentemente un 24mm f1.4, un 35mm f1.4, un 105mm f1.4 ed il fisheye 8-15mm.



Spesso utilizzi punti di vista particolari, viste dal cielo o da sotto il pelo dell’acqua, con lenti fisheye che danno la sensazione di trovarsi nel mezzo dell’azione. Come pianifichi scatti di questo tipo? Posizioni le fotocamere in anticipo e le azioni da remoto durante al momento opportuno?


Dispongo sempre le fotocamere a controllo remoto in punti dove non mi sarebbe permesso andare come fotografo o dove non riuscirei ad andare fisicamente, per ottenere visuali uniche. Il mio stile è piuttosto grafico, amo utilizzare le linee come elementi visivi quando utilizzo fotocamere dall’alto a controllo remoto. Per fare questo è necessario chiedere il permesso e spesso è necessario fornire molta documentazione, a volte il giorno stesso, altre volte con mesi di anticipo. Sto già lavorando in tal senso per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 ed ho visitato alcuni dei luoghi di incontro con due anni di anticipo sui giochi.

Negli scatti scatti sott’acqua quel che è più difficile è inquadrare e mettere a fuoco perfettamente l’immagine in anticipo, non posso affidarmi alle fotocamere robotiche, e non lo possono fare neppure le grandi agenzie. Le fotocamere sono comandate a distanza via cavo o con segnali radio, a seconda di dove sono situate. Normalmente le posizioniamo alcune ore prima della partita o dell’inizio della gara.


Con quale atleta hai avuto maggiore soddisfazione a lavorare? Ci sono atleti con cui ti piacerebbe lavorare ma non è ancora capitata l’opportunità?


La miglior nuotatrice svedere, Sarah Sjöström, che ho fotografato a lungo per più di dieci anni, guarda sempre verso di me e si assicura di posare nella mia direzione durante la consegna delle medaglie. Molti altri fotografi si spostano dove mi trovo io quando lei vince una gara, perche sanno che le foto migliori si potranno ottenere stando vicino a me. L’ultimo giorno dei Campionati Europei di Glasgow nel 2018 lei sapeva che mi trovavo sul tetto, proprio sopra il traguardo. Alla fine guardò verso l’alto, vide dove ero e cominciò a nuotare e a festeggiare rivolta verso di me. Ne venne fuori una foto bellissima.

Zlatan Ibrahimovich era sempre un soggetto speciale da fotografare quando giocava nella nazionale svedese. Ho realizzato i ritratti di gruppo e dei singoli giocatori della nazionale per molti anni e c’era sempre un’emozione particolare quando era presente.

Sto coprendo con regolarità i più grandi eventi sportivi del mondo, perciò non c’è un grande atleta che non abbia fotografato negli ultimi anni. Uno sport in cui mi piacerebbe lavorare un giorno o l’altro è la Formula 1, per qualche ragione non ho ancora mai assistito ad una corsa.



So che lavori con molte testate, e che sei capo fotografo della agenzia Bildbyrån. In quali riviste possiamo ammirare il tuo lavoro?


Il mio lavoro è pubblicato in tutto il mondo. Le fotografie della nostra agenzia naturalmente sono pubblicate principalmente in Svezia e Norvegia, ma possono anche finire su Sport Illustrated, sul Wall Street Journal o su L’Equipe.

Quando lavoro per Wimbledon come fotografo ufficiale le immagini raggiungono milioni di persone ogni giorno, tramite siti web e social media. Quando ho coperto le Paraolimpiadi ed i Giochi della Gioventù per il Comitato Internazionale Olimpico le mie foto sono state distribuite dalla Associated Press, da AFP e da Reuters ed hanno raggiunto ogni singolo giornale del mondo.


Cosa significa per te poter guadagnare facendo un lavoro che coincide con la tua passione?

Anche gli atleti svolgono il loro lavoro con totale dedizione, perfezionismo e passione. Potresti definirti un atleta della fotografia?


Non potrei pensare di fare nient’altro in questo momento. Sono completamente innamorato del mio lavoro. Naturalmente, potrei desiderare una situazione più equilibrata dal punto di vista del tempo passato in viaggio, ma ho capito che non esiste il lavoro perfetto o l’equilibrio nella vita della maggior parte delle persone. Per come la vedo, la cosa più importante è che posso essere creativo, divertirmi ed imparare nuove cose. Per me ogni singolo giorno è differente dagli altri, e questo è un lusso di cui che la maggior parte delle persone non può godere.



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