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Intervista a Filippo Frizzera, fotografo di montagna finalista del Red Bull Illume Quest 2023


La foto finalista del Red Bull Illume Quest 2023


Benvenuto sulle pagine di questo blog Filippo, e grazie mille per il tempo che ci stai dedicando. Ti vorrei porre alcune domande anche a nome del collega Gianluca Laurentini, appassionato come te di fotografia e di montagna.

Complimenti innanzitutto per l'ottimo risultato ottenuto al Red Bull Illume Image Quest 2023. Potresti raccontarci la storia dietro all’incredibile immagine con cui hai partecipato?

Ciao! Grazie dello spazio. La storia di questa foto è davvero articolata e lunga: tutto inizia nel 2019. Da ormai qualche anno io andavo spesso a fotografare la luna che tramontava sulle Dolomiti di Brenta. Abito ad Andalo, in Trentino, proprio ai piedi di queste montagne, che tutte le mattine si colorano di rosa e arancione (la famosa enrosadira). In alcuni giorni la luna tramonta sulle montagne proprio durante le prime luci dell’alba. E’ una combinazione davvero d’effetto, un momento di bellezza unica, che sfugge nel giro di pochi minuti.

Dopo aver imparato e perfezionato negli anni a fotografare questo fenomeno, è stato normale cercare di alzare l’asticella. Ho la fortuna di essere nato e cresciuto in un contesto unico, di rara bellezza ambientale, ma anche caratterizzato da una grande concentrazione di atleti di alto livello. Tra questi spicca sicuramente Nicola Donini, pluripremiato campione di parapendio, uno degli atleti più forti al mondo nelle varie discipline di questo sport. E’ stato nel 2019 che ho spiegato a Nicola la mia idea: lui non ci ha pensato un secondo. E’ stato convinto fin da subito a provarci, conscio del fatto che non sarebbe stato facile. Tra i vari tentativi ci abbiamo messo circa 3 anni.

Ogni anno ci sono 3-4 occasioni per avere tutti gli elementi allineati, e tolte le giornate di brutto tempo (o vento forte) si scende tranquillamente ad un paio di occasioni l’anno. Oltre a dover tramontare sulle Dolomiti all’alba, la luna deve essere piena, deve tramontare esattamente sulla cima del Campanil Bass, la guglia di roccia più iconica di tutto il Trentino. L’aggiunta di un parapendio nel centro della luna, come potete immaginare, complica ulteriormente le cose. Per l’ultima finestra del 2022 Nicola ha coinvolto nell’avventura Marco Diliberto, suo grande amico, anche lui pilota professionista di parapendio e paramotore. Dopo un primo tentativo andato a vuoto causa vento forte, ci riproviamo il 21 febbraio. Questa volta tutti gli elementi dell’equazione si incastrano alla perfezione e i 2 parapendii volano nel cielo al posto giusto. Mancano solo pochi minuti affinchè la luna sia al posto giusto. D'improvviso Nicola ha un guasto al paramotore, è costretto a scendere. Rimane quindi nel cielo solo Marco, senza posizione GPS ma in contatto radio. La difficoltà di posizionamento del parapendio è alimentata dal fatto che Marco si trova in uno spazio aperto: non sta volando infatti sopra al campanile di roccia, ma a metà strada tra me e le Dolomiti, in uno spazio aperto di svariati chilometri, senza nessun punto di riferimento vicino. Per un istante però, Marco riesce a posizionarsi alla perfezione all’interno della luna, nel momento perfetto in cui il satellite tocca la punta della guglia rocciosa. Tanto basta per fissare nel tempo un attimo perfetto di pura bellezza.


Potresti parlarci di Marco Diliberto, il tuo amico protagonista della foto, che purtroppo oggi non c'è più?

Purtroppo Marco è scomparso a settembre dello scorso anno a causa di un incidente durante un trekking sulle alpi piemontesi. Io non conoscevo bene Marco, ho avuto il piacere di conoscerlo solo pochi giorni prima di scattare la foto della luna. Me lo ha presentato Nicola, era un suo caro amico. Successivamente con Marco ci siamo sentiti diverse volte, anche per altri progetti. Era una persona davvero solare e piacevole, metteva un sacco di gioia.


Nei 3 anni che son stati necessari per realizzare la foto ci sono stati momenti in cui avete pensato di desistere?

No non direi fino al punto di desistere. Dopo ogni fallimento di sicuro c’era del rammarico, ma fin dal primo tentativo io e Nicola ci siamo detti che i fallimenti avrebbero reso la riuscita ancora più epica, e così è stato.


Come si svolge un grande concorso internazionale come il Red Bull Illume Image Quest? Quali sono le tue impressioni a caldo?

Il concorso è bellissimo. E’ un concorso internazionale molto grande, si percepisce fin dalle prime fasi di selezione delle immagini. Vista la mole delle foto in concorso, si aspettano mesi e mesi prima di conoscerne gli sviluppi. I vincitori vengono annunciati durante un evento che dura tre giorni, a cui sono invitati tutti i finalisti. Durante questi tre giorni ci sono workshop, prove materiali, convegni con grandi fotografi ed ovviamente la cerimonia di premiazione. Il tutto è organizzato con grandissima cura e professionalità, ed infatti è la parte più importante di tutto il contest. Si riesce a fare rete con altri fotografi di fama internazionale, a parlare con sponsor, a strutturare il proprio cammino all’interno del settore fotografico outdoor. Porterò davvero un bel ricordo nel tempo.


Quali sono le montagne in cui ti muovi abitualmente?

Diciamo che mi sposto raramente da qui. Ho la fortuna di abitare ai piedi delle Dolomiti di Brenta, quindi per me è normale uscire di casa e trovarmi già in un ambiente spettacolare. Mi sposto raramente perchè essendo così bello qui dove abito, mi viene meno voglia di prendere la macchina e spostarmi, rispetto a partire di casa a piedi o in bici per esplorare anche un piccolo pezzetto di montagna.





Cosa pensi in generale di un tema di cui si parla molto ultimamente, ovvero dello sfruttamento delle montagne a livello turistico? Pensi che la fotografia possa aiutare a promuovere un diverso tipo di turismo, più lento, caratterizzato da una maggiore consapevolezza del territorio circostante e meno impianti di risalita?

Questo è un tema caldissimo. Abito in un contesto molto sviluppato dal punto di vista turistico (ad Andalo su 1000 abitanti ci sono oltre 60 alberghi, ma fortunatamente tutti a gestione famigliare) e dunque queste domande ce le si pone quotidianamente. La direzione da prendere, senza ombra di dubbio, è quella di uno sviluppo caratterizzato dall’equilibrio. Credo che si debba in primis proteggere il patrimonio naturale, per consegnarlo intatto alle generazioni che verranno dopo di noi. Non bisogna però fare lo sbaglio di idealizzare troppo la montagna, riducendola ad una cartolina con un bel paesaggio: questo è uno spazio di vita, che continua ad essere tale solo garantendo una buona qualità di vita a chi lo abita, con tutte le conseguenze del caso. Conseguenze che però devono obbligatoriamente essere pesate con attenzione, vista la fragilità dei luoghi. Nella nostra località si muovono flussi importanti di persone, che nei picchi di massima concentrazione rappresentano senza dubbio un problema che deve essere gestito attentamente. Personalmente, per quanto riguarda le Dolomiti, credo che negli ultimi anni molti lavori fotografici non abbiano fatto che aggravare la situazione. Dall’avvento dei social si è assistito ad un processo di incanalamento delle immagini verso specifici hotspot (i famosi luoghi instagrammabili) e questo sta causando un deterioramento molto rapido di quegli ambienti, a causa dell’eccessivo peso antropico. Basta pensare al Lago di Braies, ai Cadini di Misurina e alle Tre Cime. Certamente gran parte del problema è dato dagli utenti comuni, che si muovono in massa verso i luoghi più “alla moda”, ma credo che anche noi fotografi abbiamo la nostra bella fetta di responsabilità a riguardo.



Fotografare le montagne in modo spettacolare può contribuire ad attrarre nuove persone che desiderano conoscerle, ma che spesso non sanno nemmeno cosa stanno andando a vedere e non sono preparate. Nel periodo di massima affluenza turistica non è così inusuale assistere a interventi di recupero di persone che hanno superato i propri limiti. Cosa pensi che dovrebbero fare gli

enti locali per far sì che chi arriva in montagna impari anche a rispettarla, ad apprezzarla veramente avendo cognizione dei propri limiti?

Si, la fotografia ha la capacità di muovere tante persone. Come dici tu molte di queste persone non hanno esperienza di vita in montagna e non sanno ancora come affrontare l’ambiente in quota. Questo non significa però che la montagna non sia posto per loro. La montagna è di tutti, è uno spazio in cui tutti possono trovare la propria dimensione, che sia fare una passeggiata nel bosco, arrivare al rifugio, fare una ferrata o scalare una via di 1000 metri dormendo in parete.

Sicuramente c’è ancora molto da fare a livello culturale, per comunicare ai meno esperti come è meglio approcciarsi alla montagna e quali sono i rischi collegati. Non a caso esistono figure come guide alpine e accompagnatori di media montagna: il loro scopo è proprio quello di insegnare la vita in montagna, accompagnando le persone dove altrimenti non arriverebbero.

Credo però che la montagna sia anche sperimentazione, accettazione del rischio e avventura. Esiste il rischio di farsi male, di perdersi, di incontrare l’orso, di ficcarsi nei guai. Sono un soccorritore alpino da più di 10 anni, ho recuperato decine e decine di persone sulle montagne. Credo sia giusto che le persone possano rischiare, e a volte sbagliare. Fa parte del gioco.


Che attrezzature preferisci portare con te? Quanta importanza ha il peso dell'attrezzatura o la tropicalizzazione quando si lavora ad alta quota in condizioni estreme?

Qualche anno fa sono passato da reflex full-frame (Canon) a mirrorless aps-c (Fujifilm) proprio per una questione di peso e di ingombri ridotti. Nel mio zaino di una giornata tipo infatti dedico lo stesso spazio al comparto fotografico e quello tecnico, dovendo portare, oltre al cibo e vestiti caldi, tutta una serie di attrezzatura tecnica da montagna (in primis casco e imbrago, ma anche corde, kit da ferrata, moschettoni e via così).


Ci sono altre sfide a cui stai lavorando attualmente?

Il concorso mi ha stimolato molto, mi ha fatto venire voglia di alzare ancora l’asticella. Ho già iniziato a pensare a qualche scatto di questo tipo. Nel frattempo continuo con il mio lavoro, sempre nel campo della fotografia, ma verso servizi fotografici commissionati, che si tratti di esperienze outdoor, di comunicazione turistica o progetti di sviluppo locale.




Red Bull Illume è il più grande concorso, a livello mondiale, di immagini di avventura e action sport. Mette in mostra le immagini più creative e accattivanti del pianeta, mettendo in evidenza, al contempo la passione, lo stile di vita e la cultura dei fotografi che le hanno scattate. Essere incoronati vincitori assoluti di Red Bull Illume è considerato il più alto onore fra i fotografi di avventura e action sport.  La Image Quest 2023 è la settima edizione del concorso che riunisce lo straordinario lavoro di fotografi e creatori di contenuti provenienti da ogni parte del mondo. Una giuria di fama internazionale composta da 50 photo editor ed esperti digitali selezionerà i 50 finalisti, i 10 vincitori di categoria e, infine, il vincitore assoluto che sarà svelato nell’inverno del 2023. Nel 2024, tutte le immagini finaliste saranno presentate in giro per il mondo, garantendo un livello di visibilità senza precedenti. Nell’ultima edizione del 2021, migliaia di immagini sono state inviate da fotografi di tutto il mondo e Will Saunders ha conquistato il titolo di vincitore assoluto con lo scatto di uno scalatore che cade, realizzato nello Utah, USA.I partner ufficiali di Red Bull Illume Image Quest 2023 includono l’editor fotografico smart Radiant Photo, e COOPH,  produttore di abbigliamento e accessori per la fotografia.CCS   Fabric   Frame  è il produttore dei lightbox a T, di 2x2m, utilizzati per la mostra indoor di Red Bull Illume.Red Bull Illume è un evento di zooom fondato da Ulrich Grill nel 2006.

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