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Immagine del redattoreAlessandro Fabiani

Sony Alpha Female, la soluzione sbagliata ad un problema reale



Anche quest'anno è stato indetto da Sony l' "Alpha Female", il contest che dal 2017 premia le migliori fotografe/videomakers che utilizzano attrezzature Sony. Il concorso è a tema libero e pensato per superare il gap di genere che c'è nel mondo fotografico professionista. Qui il link per il Contest


Anche se l'intento è quello di portare avanti una causa nobile, un concorso ad esclusiva femminile, in un periodo storico dove il problema della disparità di genere è al centro dell'attenzione, con il movimento MeToo protagonista delle cronache, la soluzione trovata è, ovviamente a personalissimo pensiero, concettualmente la più sbagliata possibile. Anche se il problema è tanto attuale quanto diffuso nel mondo della fotografia.


Se ci guardiamo indietro, nella storia difficilmente si parla di autrici. Che si parli di poesia, scultura, scrittura, architettura o fotografia gli esempi illustri sono quasi sempre maschili, a causa probabilmente di una società storicamente maschilista ed indifferente nei confronti della donna.


Mio malgrado, essendo di sesso maschile, faccio parte degli usurpatori della libertà espressiva del genere femminile; ogni mia affermazione può risultare pericolosamente di parte. Quello di cui però sono fermamente convinto è che, ad eccezione di un evidente aspetto biologico (le donne possono procreare creando la vita, gli uomini no), sostanzialmente la donna e l'uomo hanno esattamente gli stessi diritti e doveri.


Escludendo ambiti come quello sportivo, in cui una divisione di genere ha senso perché vi sono aspetti biologici e genetici che sarebbero discriminatori, in competizione di tipo prevalentemente concettuale per me non ha senso che esistano tali suddivisioni, che trovo anzi inconcepibili in quanto denigratorie.


Che differenza c'è fra una foto scattata da un uomo e quella scattata da una donna? Possibile che a Sony non sia venuto in mente nient'altro per promuovere la liberta di espressione femminile che creare un contest a cui possono partecipare solamente le donne?


La trovo una scelta inopportuna, una discriminazione al contrario della donna che capita anche nel caso delle "quote rosa". Invece di risolvere il problema alla fonte, si producono ulteriori discriminazioni di genere, creando una categoria protetta quando non ce ne sarebbe effettiva necessità.


Costituire giurie più equilibrate dal punto di vista del genere, invece di commissioni composte da soli uomini, sarebbe sufficiente a risolvere per buona parte il problema.


Ovviamente rimarrebbe la componente culturale, ma a personalissimo parere probabilmente è già stato superato dalla generazione di coloro che sono nati dopo il Duemila.


Inoltre credo che l'uomo di oggi fatichi ancora a concepire che possa esistere una donna forte, in grado di gestire e portare avanti una famiglia, comandare una società, ricoprire ruoli appartenuti storicamente agli uomini, e questo perché ancora si preferisce ignorare che la donna storicamente ha sempre avuto un ruolo centrale, lavorando come e più degli uomini, oltre ad aver sempre gestito la famiglia ed aver ricoperto ruoli di primissimo piano in tutti i settori e status sociali. Creare un canale preferenziale, un concorso a parte, come se le donne non avessero l'opportunità di vincere in un contest ordinario mi sembra una scelta retrograda e di nessun aiuto nella ricerca di una soluzione consapevole.


Perciò ritengo che, pur apprezzando l'impegno di Sony nel cercare di trovare una soluzione al problema, non sia questa la strada giusta da percorrere.


Le donne sono molto di più di una categoria protetta. Fino a quando non ci considereremo pari e ci tratteremo di conseguenza il problema non verrà superato e non si risolverà. Fortunatamente la cultura sta già cambiando da sola per altre vie, anche senza questo genere di concorsi.


Troverete tutte le informazioni sul concorso qui di seguito :


Colgo l'occasione per riproporvi due interviste realizzate da Fotografiamo.net a due autrici, caratterizzate da un differente approccio alla fotografia e formazione: Sara Melotti e Beth Moon.



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