Labirinti di luce. Itinerari visivi nel territorio del Mistero
- Alessandro Fabiani

- 13 minuti fa
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Casa Marta, Coredo (Val di Non, TN), dal 6 dicembre 2025 al 28 febbraio 2026
Coredo è uno di quei paesi che la televisione ha etichettato come “territorio del mistero” e che poi, spenti i riflettori, continua la sua vita normale. “Labirinti di luce” prova a ribaltare la prospettiva: invece di rincorrere fantasmi, mette al centro le tracce molto concrete che luce e ombra lasciano sui luoghi.
La mostra, ospitata a Casa Marta, nasce come progetto collettivo: diversi fotografi e fotografe – molti trentini, altri arrivati grazie a un bando aperto – hanno lavorato sul tema del “labirinto”. Non tanto come figura letteraria, quanto come sensazione spaziale: sentieri che si perdono nel bosco, vicoli stretti, interni di case dove i corridoi sembrano prolungarsi all’infinito grazie a specchi e riflessi. La luce è il filo di Arianna che guida dentro queste immagini: linee di sole che tagliano in due una stanza, lampioni che disegnano geometrie nette tra nebbia e pavé, torce che aprono isole luminose nel buio del sottobosco.
Non c’è un unico stile: si passa dal bianco e nero molto contrastato a colori desaturati, quasi sospesi. Il filo comune è l’idea che il “mistero” non sia per forza un’ombra nera dietro l’angolo, ma piuttosto quel momento in cui il paesaggio smette di essere sfondo e diventa enigma: perché quella casa è abbandonata? Chi ha costruito quel muretto a secco? Da dove arriva quella luce, se non si vede la fonte?
La mostra dialoga anche con il paese: durante i weekend di dicembre e gennaio sono previste uscite fotografiche guidate, in cui si prova a fotografare gli stessi luoghi ritratti nelle stampe, ma con la luce del giorno in cui ci si trova lì. È un modo pratico per capire quanto il “labirinto” non sia mai lo stesso, perché cambiano le condizioni, gli orari, gli occhi.
Per chi è stufo dell’ennesimo racconto sensazionalistico sui borghi “maledetti”, “Labirinti di luce” è una bella alternativa: niente trucchi narrativi, solo il coraggio di guardare un territorio per quello che è – complesso, stratificato, mai totalmente spiegabile.
















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