Mostra fotografica KELLOS
- Alessandro Fabiani

- 2 giorni fa
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Clusone (BG), Convento SS. Trinità , dal 5 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026
A Clusone, nell’alta Val Seriana, dicembre non è solo mercatini e luminarie. Il convento della Santissima Trinità apre i suoi spazi a “KELLOS”, una mostra fotografica che prende sul serio tre parole che tutti usiamo in modo un po’ distratto: tempo, luce, colore.
L’esposizione è promossa dalla comunità locale e raccoglie il lavoro di più autori, legati al territorio ma con sensibilità diverse. L’idea è semplice e abbastanza radicale: fermarsi su tre elementi base della fotografia e usarli come chiavi di lettura del quotidiano. Il tempo non è solo il tempo di posa, ma anche il tempo che consuma le facciate dei paesi di montagna, che svuota o riempie una piazza. La luce non è soltanto “bella luce”, ma un modo per costruire il racconto: tagli netti in bianco e nero, controluce morbidi al tramonto, neon freddi nelle officine. Il colore, infine, diventa quasi un personaggio: le foglie bruciate dell’autunno, il rosso delle case, il grigio dei muri appena piovuti.
Il convento, con i suoi corridoi e i chiostri, funziona come cassa di risonanza: fotografie di formati diversi occupano le pareti, ma è lo spazio a legarle, come se l’architettura diventasse una specie di cornice continua. Durante il periodo natalizio la mostra resta aperta soprattutto nei weekend e nei giorni di festa, con orari pomeridiani e serali concordati con la parrocchia; l’ingresso è libero o a offerta, in linea con lo spirito del luogo.
“KELLOS” ha un respiro dichiaratamente amatoriale nel senso migliore del termine: è fatta da persone che fotografano perché hanno bisogno di guardare meglio ciò che li circonda, non per inseguire l’ennesima estetica social. Per chi passa da lì con una macchina al collo, è l’occasione per rimettere i piedi per terra: niente grandi nomi, niente gigantografie patinate, ma una relazione molto diretta tra sguardo, paese, stagione. In fondo, il terreno su cui la fotografia è nata è proprio questo: imparare a vedere casa propria senza smettere di stupirsi.
















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