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Quanto dura una memoria NAND? E quale scegliere per la fotografia?


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Se fotografi da un po’, o magari stai iniziando ora ma sei già immerso nel mondo dei file RAW e delle raffiche a raffica, ti sarà sicuramente capitato di domandarti: “Quanto durano davvero queste schedine di memoria che infilo nella mia macchina fotografica?” oppure anche: “Quali sono le più affidabili per lavorare con la fotografia digitale oggi?”



La risposta, come spesso accade in ambito tecnologico, è: dipende. Ma partiamo dalle basi.


Tutte le memorie che usiamo quotidianamente, dalle classiche SD alle più recenti CFexpress, fino agli SSD esterni che utilizziamo per archiviare o montare video, si basano su una tecnologia chiamata memoria NAND. È una memoria “non volatile”, il che significa che mantiene i dati anche senza alimentazione elettrica. Proprio per questo è diventata lo standard nei dispositivi moderni: leggera, compatta, silenziosa e resistente agli urti.


Ma non tutte le memorie NAND sono uguali. E soprattutto, non tutte durano allo stesso modo. Le celle di memoria, che immagazzinano i dati tramite elettroni, possono essere più o meno “dense” in termini di quantità di bit per cella. Abbiamo quindi diversi tipi di NAND: SLC (Single Level Cell), che conserva un solo bit per cella ed è la più duratura; MLC (Multi Level Cell), che ne contiene due; TLC (Triple Level Cell), con tre bit per cella; e infine QLC (Quad Level Cell), con quattro bit per cella.


Questa densità influisce direttamente sulla durata della memoria. Le SLC possono reggere anche 100.000 cicli di scrittura, mentre le MLC scendono intorno ai 10.000. Le TLC, molto diffuse oggi nelle memorie SD consumer, durano tra i 1.000 e i 3.000 cicli, e le QLC, utilizzate principalmente negli SSD più economici, possono iniziare a degradarsi già dopo 300-1.000 cicli.

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Ma attenzione: questi numeri vanno contestualizzati. Grazie a tecnologie come il wear leveling, i controller delle schede di memoria distribuiscono le scritture in modo uniforme tra le celle, evitando che alcune vengano sovraccaricate. E per molti fotografi, anche professionisti, una scheda TLC di buona qualità può durare anni.


La vera domanda diventa allora: quale tipo di memoria conviene scegliere per la fotografia digitale?


Se fai foto in modo occasionale o comunque non salvi centinaia di gigabyte al giorno, una SD con memoria TLC di buona marca ti accompagnerà a lungo senza darti problemi. Se invece lavori con file RAW, raffiche ad alta velocità, oppure giri video in 4K o 8K, probabilmente ti conviene orientarti verso memorie più veloci e robuste, come le CFexpress o gli SSD NVMe esterni con interfaccia USB-C o Thunderbolt.


Un altro aspetto fondamentale da considerare è la velocità. Qui entrano in gioco sigle come UHS-I, UHS-II e SD Express. Le schede UHS-I, ancora molto diffuse, arrivano fino a 104 MB/s. Le UHS-II aggiungono una seconda fila di contatti e spingono la velocità fino a 312 MB/s. Le nuove SD Express, ancora non supportate da tutte le fotocamere, promettono addirittura oltre 900 MB/s, sfruttando parte dell’interfaccia PCIe usata anche negli SSD dei computer.

confronto tra SD UHS-I, UHS-II e SD Express
confronto tra SD UHS-I, UHS-II e SD Express

Ma attenzione alla compatibilità: una SD Express usata su una macchina non compatibile funzionerà solo alla velocità base. E anche le UHS-II, se inserite in fotocamere UHS-I, si comporteranno come una qualunque UHS-I. Quindi, prima dell’acquisto, meglio verificare cosa supporta davvero la tua fotocamera.


Infine, una nota importantissima: anche la scheda più costosa può fallire se non la tratti bene. Evita di rimuoverla durante la scrittura, formattala sempre dalla fotocamera e non riempirla mai completamente. Fai backup frequenti, tienila al riparo da umidità, calore e urti, e se inizia a comportarsi in modo strano, sostituiscila subito.


Le memorie NAND sono l’anima silenziosa della fotografia digitale. Ci fidiamo di loro ogni volta che premiamo il pulsante di scatto, ma spesso le diamo per scontate. Capire come funzionano, quanto durano e come trattarle è un piccolo gesto di consapevolezza che può salvare grandi immagini.


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