Un bel video mostra la storia della fotografia degli astronauti nello spazio
Abbiamo già parlato della fotografia degli astronauti nello spazio, e questo bellissimo video lo possiamo usare per integrare il post realizzato per il 50° anniversario dello sbarco sulla luna!
Scott Manly, l'autore di questo video, analizza in 14 minuti la storia delle fotocamere utilizzare nel programma spaziale e le modifiche apportare per poterle utilizzare. La maggior parte del video è dedicato alla storia delle fotocamere a pellicola nello spazio, partendo dalla prima fotocamera civile utilizzata dalla NASA (una Ansco, che era una Minolta rinominata, acquistata dall'astronauta John Glenn nel 1962) fino alle fotocamere Hasselblad e Nikon e di come hanno collaborato direttamente con la NASA per produrre fotocamere con specifiche speciali.
Questo il nostro post dove trattiamo delle fotocamere utilizzate per lo sbarco sulla luna:
Le fotografie realizzate dagli astronauti dell'Apollo 11 furono uno strumento fondamentale per la divulgazione della straordinaria missione andata a buon fine (sì, sono tra i miliardi di persone con un minimo di senno che sono sicuri che siamo realmente andati sulla luna), ma allo stesso tempo anche oggetto delle più stravaganti teorie da parte di coloro che credono nel grande complotto.
Non tutti sanno che esistono anche delle foto scattate nel 1966, per scopo politico più che scientifico. Furono scattate dal Lunar Orbiter I il 23 agosto 1966 alle 16:36 ora del meridiano di Greenwich, con la stessa tecnica (ma migliorata) che avevano utilizzato i Russi nel 1959 come abbiamo raccontato nel post "I Russi fotografarono il lato oscuro della luna 59 anni fa, involontariamente grazie a Kodak e agli americani!", per poter sfoggiare al mondo l'immagine del nostro pianeta in associazione agli americani.
L’immagine originale, sgranata come quella di un FAX, ripresa da Lunar Orbiter I il 23 agosto 1966. Credit: NASA
Lo sbarco sulla luna è un argomento oggetto delle più varie speculazioni come dicevamo, da un lato per la scarsa conoscenza da parte dei complottisti di elementi basilari di fisica ottica e di fotografia, dall'altro per via del particolare equipaggiamento in dotazione degli astronauti.
Le teorie sul complotto sono le più varie e fantasiose, ed analizzarle una per una, punto per punto sarebbe un lavoro immane ed inutile.
Si va dalle lenti ZEISS realizzate appositamente per la missione e poi acquistate da Kubrick per girare un film (e che film...) alla bandiera che sventola in assenza di vento, passando per le stelle (non visibili sullo sfondo nelle fotografie) fino a dire che le foto sarebbero troppo perfette. Queste sono solo alcune delle svariate teorie volte a tentare di provare che non siamo mai andati sulla luna.
Proviamo ad analizzare una di queste tesi, quella l'assenza delle stelle. Perché non vi sono stelle nelle foto? La tesi vorrebbe che, considerato che non c'è atmosfera sulla luna, dovrebbe apparire un cielo stellato anche durante il giorno lunare. Le stelle tuttavia semplicemente non si possono vedere in quelle condizioni perché troppo fioche rispetto alla superficie lunare illuminata a giorno dal sole. Gli astronauti hanno regolato l'esposizione in modo da imprimere sulla pellicola ciò che era sulla superficie lunare, ma le stelle risultavano molto al di fuori dalla latitudine di posa. Se avessero esposto in modo da poter vedere le stelle tutta la superficie lunare sarebbe risultata irrimediabilmente sovraesposta e, considerando che siamo andati fino a lì per vedere la superficie della Luna, sarebbe stato un controsenso.
La questione delle foto "troppo perfette", con inquadrature e messa a fuoco troppo buone per degli astronauti che si trovavano a scattare in condizioni tali da non poter portare la fotocamera agli occhi per via del casco, trova facilmente una spiegazione se si va ad analizzare come erano state modificate le fotocamere.
La Nasa diede in dotazione agli astronauti delle Hasselblad 500 EL appositamente modificate per operare nel vuoto, dotate di obiettivi grandangolare Zeiss Biogon 60 mm f/5.6 realizzati specificamente per le missioni lunari e successivamente commercializzati al pubblico.
Come fu possibile perciò per gli astronauti scattare delle foto tanto perfette?
Semplicemente le foto non erano assolutamente perfette.
Vi sono molti esempi di errori grossolani, consultabili online a questo indirizzo: https://www.lpi.usra.edu/resources/apollo/catalog/70mm/
Gli obiettivi erano dei 60 mm modificati rispetto agli originali con una correzione della distorsione portata addirittura ad uno scostamento lineare dello 0,0018%. L'apertura massima era impostata prudentemente su f/5,6, lo "sweet spot" a cui lavorano meglio la ma maggior parte degli obiettivi. Altri dati si possono visualizzare qui:
Il formato quadrato 6x6 tipico delle Hasselblad (nate come fotocamere per riprese aeree) ha aiutato gli astronauti nelle inquadrature. Questi ultimi potevano semplicemente orientare la fotocamera verso il soggetto senza doversi preoccupare dell'orientamento dell'inquadratura (verticale od orizzontale). C'è da dire che all'epoca il formato 35mm (quello che oggi consideriamo full frame) era considerato amatoriale e del tutto inadatto a documentare un evento storico, analogamente a quel che oggi si pensa degli smartphone.
L’immagine dall'Apollo 11 poco dopo aver lasciato la terra.
Altre modifiche furono necessarie, riguardanti soprattutto l'otturatore e i lubrificanti, i quali avrebbero avuto problemi di funzionamento a causa delle repentine escursioni termiche come fu subito evidente dai test di laboratorio. I grassi utilizzati evaporavano quando messi sotto vuoto depositandosi poi sulle lenti, fu quindi deciso di eliminarli lavorando sulla calibrazione dei tempi.
Sono stati scritti interi volumi sui vari complotti, tesi e controtesi, ma rimane il fatto che per documentare l'avvenuto all'allunaggio siano state utilizzate fotocamere Hasselblad con ottiche Zeiss, e che queste (rimaste sulla luna per evitare di dover tornare indietro con pesi inutili visto che tutto il peso veniva sfruttato per portare sulla Terra dei campioni di suolo lunare) sono fra le fotocamere analogiche usate da un uomo che hanno viaggiato più lontano nella storia.
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