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Come sviluppare una pellicola bianco e nero

Il primo rullo sviluppato non si scorda mai. L'intero procedimento è esoterico, caratterizzato da gesti antichi e rituali, conosciuti solamente dai pochi che hanno la determinazione e la volontà necessaria ad apprenderli. Al termine del rituale l'immagine latente, scritta nell'argento, si può trasformare in qualcosa di ancor più prezioso, che magicamente appare sotto gli occhi dell'operatore. In questa breve guida cercheremo di fornire degli elementi di base a chi desidera cimentarsi nell'impresa. L'intero procedimento è in effetti più semplice di quanto possa sembrare, richiede solo un poco di motivazione e pazienza, ma vi regalerà anche emozioni senza prezzo.

Faremo riferimento esclusivamente allo sviluppo della pellicola bianco e nero, perché è quella che storicamente è nata per essere sviluppata in casa in maniera artigianale. Per sviluppare la pellicola a colori è necessario un kit chiamato C-41, il quale prevede l'utilizzo di tre chimici diversi che devono conservare una temperatura costante durante tutto il procedimento, per cui ha più senso affidare il compito a laboratori dotati di macchinari creati appositamente per questo scopo. Il risultato sarà probabilmente migliore di quello che potremmo ottenere a casa. Sviluppare il bianco e nero artigianalmente invece ha perfettamente senso, perché potremo scegliere il rivelatore più adatto al tipo di pellicola utilizzato e variare i tempi di sviluppo in funzione dei risultati che desideriamo ottenere. Vediamo innanzitutto di cosa abbiamo bisogno:

  • Una tank

  • Una changing bag (se vogliamo caricare la tank senza disporre di una camera oscura)

  • Un Termometro per liquidi

  • Un cavatappi e un paio di forbici (o un coltellino svizzero)

  • Due caraffe graduate

  • Chimici (Sviluppo, bagno d'arresto, fissaggio ed imbibente). Per iniziare va benissimo il Rodinal R09, un classico sviluppo usa e getta dell'Agfa, ora prodotto da varie marche.

  • Pinze per appendere la pellicola

  • Una siringa (grande)


La tank è un contenitore che consente ai liquidi di entrare ed uscire, ma che non consente alla luce di entrare.

In pratica è un cilindro di plastica nera, dotato di un tappo a vite ad imbuto, che al suo interno contiene delle spirali di plastica regolabili le quali hanno la funzione di ospitare la pellicola; quest'ultima, una volta inserita nella spirale, sarà avvolta su se stessa come lo era nel rullino, ma distanziata quel tanto che nessuna porzione di essa possa aderire con il resto, e che il liquido di sviluppo e fissaggio possa passarvi comodamente in mezzo, portando via i cristalli di alogenuro di argento esposti alla luce. I cristalli di argento, come è noto, costituiscono l'unità minima dell'immagine.

Una tank può contenere una o più spirali. Queste possono essere di metallo o di plastica (generalmente quelle di plastica sono considerate più facili da caricare). L'intero procedimento di caricamento deve avvenire necessariamente al buio, per cui è necessario disporre di una camera oscura o di una changing bag. Quest'ultima è un accessorio che costa una quindicina di euro, ma estremamente pratico. E' una specie di maglietta nera con una zip alla base. Una volta inserita la tank, pellicola, forbici e cavatappi al suo interno, e chiusa la zip, è possibile eseguire l'operazione di caricamento anche alla luce inserendo le mani nelle due maniche, dotate di elastici.

Changing bag

Se non si dispone della changing bag è possibile rendere un ambiente totalmente buio oscurando le finestre con pannelli o sacchi neri. È fondamentale tuttavia che si tratti di un buio TOTALE. La luce delle lancette luminose di un orologio ad esempio, quella proveniente dalla spia di uno scaldabagno, o quella che potrebbe filtrare da sotto una porta, distruggerebbe irrimediabilmente le immagini sulla pellicola vanificando il vostro lavoro. Il metodo più semplice per ottenere il buio totale è quello di creare il buio in una stanza ed entrare in un armadio, o lavorare sotto una pesante coperta. Per essere ragionevolmente certi che il buio sia assoluto potete aspettare qualche minuto, per consentire alle pupille di abituarsi, e osservare bene intorno a voi con gli occhi abarrati. Non si deve percepire assolutamente NULLA, nessuna fonte di luce, neppure la più fievole. Disponete forbici, cavatappi e tank in maniera tale da poterle facilmente ritrovare una volta spenta la luce, dopodiché premete l'interruttore (o chiudete la changing bag). Il passaggio successivo è quello di aprire il rullino. Se si tratta di una pellicola 35mm sarà necessario rimuovere il coperchio del rullo con il cavatappi (AL BUIO OVVIAMENTE) ed estrarre la pellicola (nel caso di un rullo 120mm l'operazione non richiede alcuno strumento, sarà sufficiente solamente separare la carta protettiva dalla pellicola). Sempre al buio prendete le forbici e tagliate la coda della pellicola, ossia l'estremità curva che ne costituisce l'inizio (ci riferiamo sempre del 35mm). Il taglio dovrà essere netto, ortogonale alla pellicola stessa, e dovrà passare fra i fori di perforazione. Fatto questo tagliate leggermente gli angoli a 45 gradi, sempre passando fra le perforazioni (non ci devono essere fori tagliati a metà), in modo da rendere le estremità leggermente tondeggianti; questo agevolerà molto il caricamento al buio nella spirale. Con le mani potrete distinguere il lato più lucido da quello che ospita l'emulsione: al tatto appare leggermente satinato. L'estremità della pellicola va inserita nella spirale in modo che la parte lucida (quella priva di emulsione) risulti rivolta verso l'esterno. A dire il vero, inserendo la pellicola al contrario si svilupperebbe ugualmente, ma in tal caso risulterebbe molto più difficile da caricare. Come funziona la spirale? Il tipo più diffuso è quello con le spire di plastica. Vi si infila la coda della pellicola e poi si fanno scorrere le due metà della spirale ripetutamente l'una sull'altra, con un movimento alternato. La pellicola sara così trascinata automaticamente all'interno. Se la vostra tank ospita due o più pellicole (io consiglio quella da due) ripetete l'operazione (sempre a luce spenta ovviamente), dopodiché chiudete la tank con il tappo a vite.

Tank di tipo Paterson in sezione

Da questo momento in poi potete accendere la luce, e lasciarla accesa per tutto il resto del procedimento. La tank è dotata di un pirolino estraibile che serve a ruotare le spirali, ma potete tranquillamente farne a meno, effettuando le agitazioni a mano, e di un tappo rosso di gomma. Prendete il termometro, e regolate il miscelatore del rubinetto in modo che la temperatura dell'acqua sia intorno ai 20 gradi. Riempite la tank con acqua di rubinetto, dal piccolo foro in alto, mettete il tappo rosso ed effettuate un paio di agitazioni ruotandola su se stessa lentamente ed effettuando una specie di "8" nell"aria tenendola fra le mani tese. Svuotatela poco dopo (senza aprirla ovviamente, basta togliere il tappo rosso e rovesciarla). L'acqua di rubinetto serve ad effettuare un prelavaggio della pellicola, e a bagnarla in modo che il rivelatore vi aderisca in maniera uniforme. Togliete il tappo rosso e svuotate la tank nel lavabo (senza aprire il tappo a vite ovviamente). Ora prendete il rivelatore; consiglio il classico Rodinal R09 perché sviluppa praticamente qualsiasi cosa, e non scade mai. È un brevetto del 1892; si racconta che delle bottiglie trovare fra i resti di un laboratorio bombardato nella seconda guerra mondiale furono rinvenute ed utilizzate negli anni '90: funzionavano ancora! Il rodinal si può usare a varie diluizioni. A seconda della diluizione utilizzata variano i tempi di sviluppo e la resa tonale. Per questa prova lo utilizzeremo 1+25.

Con la siringa potete prelevare la dose necessaria dalla bottiglia e diluirla nella caraffa. Versate 480ml di acqua a 20 gradi nella caraffa, ed aggiungete 20ml di Rodinal.


Una bottiglia vintage di Rodinal vicino ad una attuale

Preparate anche il bagno di arresto e il fissaggio, sempre 500ml, in altre due caraffe. L'arresto non è indispensabile, potete sostituirlo con un lavaggio con acqua a 20 gradi per 15 secondi, ma costa poco ed allungherà la vita del fissaggio, il quale, al contrario del Rodinal che è usa e getta (one shot) può essere riutilizzato. Usate le diluizioni indicate sulla confezione. Di solito il fissaggio è 1+4 (100ml di chimico + 400ml di acqua). Predisponete un filo per i panni a un metro e mezzo di altezza, con delle pinze per negativi (vanno bene anche quelle metalliche che si trovano dal ferramenta, con la punta rivestita in gomma. Ne serviranno almeno 4). Installate sul cellulare l'app "Massive Dev". Si tratta di una utilissima tabella di sviluppo che comprende ogni tipo di rivelatore e pellicola in commercio, con un timer integrato e che effettua persino il calcolo per le diluizioni. Impostate il tipo di rivelatore (Rodinal R09) e di pellicola (TriX 400, HP5 o qualsiasi altra cosa abbiate usato), e la sensibilità a cui l'avete esposta (supponiamo sia quella nominale). Riempite la tank ed avviate il timer dalla app. Agitate il tutto con il metodo già descritto ogni volta che suonerà il cicalino, e posizionate la tank su un tavolo, completamente ferma, durante le pause. Mi raccomando, non toccatela assolutamente nelle pause. Sono le pause che consentono al rivelatore di agire; le agitazioni servono a sciacquare i grani di argento ormai sviluppati e a portare nuovo liquido a contatto con la pellicola. Al termine dello sviluppo, quando vi sarà prontamente indicato dalla app, svuotate la tank e versate il bagno di arresto. Seguite le indicazioni a schermo, versate il fissaggio e seguite ancora le indicazioni. Questa fase richiede circa 5 minuti. La fase successiva (hypo clear) prevede l'utilizzo dell'imbibente, ossia di un liquido che riduce la tensione superficiale dell'acqua riducendo la possibilità che rimangano macchie di calcare. Se lo avete acquistato ovviamente usatelo, altrimenti è possibile utilizzare una goccia di shampoo in un bicchiere d'acqua (meglio se distillata o minerale). Ora il vostro rullo è pronto, potete anche aprire il tappo a vite della tank, ma rimane da eseguire un lavaggio finale di circa 10 minuti sotto un filo di acqua di rubinetto a 20 gradi. Al termine di quest'ultima fase potete estrarre la pellicola dalla spirale. È sempre un'emozione vedere apparire le immagini sul negativo, ed ammirarle in controluce a pellicola ancora bagnata. Per qualche secondo si può ammirare il risultato del proprio lavoro (maneggiando in negativo dai bordi, per non lasciare impronte), vedere se qualcosa è andato storto in fase di scatto (infiltrazioni di luce, problemi al trascinamento, esposizione errata etc.), o di sviluppo (il bordo del negativo, fra le perforazioni, deve essere trasparente ed i numeri ben leggibili). Fatto questo appendete i negativi sul filo che avete predisposto, utilizzando le mollette. Attaccatene una anche in basso, in modo che costituisca un peso che possa tenere il negativo esteso (tenderà a riarrotolarsi).

Ora non rimane che aspettare che si asciughi perfettamente. Chiudete la porta della stanza (immagino che abbiate lavorato in un bagno, o al limite in cucina) e aspettate tutto il tempo necessario. Cercate di lavorare in un ambiente privo di polvere, a finestre chiuse. A pellicola asciutta potrete tagliarla a strisce da sei fotogrammi, ed eventualmente digitalizzare i risultati se disponete di uno scanner per negativi, oppure cimentarvi nella fase di stampa (che sarà oggetto di un post successivo). Complimentatevi con voi stessi per aver sviluppato la vostra prima pellicola, la prima di una lunga serie, ed archiviatela in un pergamino appuntando la data, il tipo di pellicola e di rivelatore, la fotocamera e qualsiasi altra informazione riteniate utile.

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