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Rollei Vs Hasselblad: la storia di due fuoriclasse

Cosa hanno in comune Hasselblad e Rolleiflex? Sicuramente il fatto di essere entrambe pietre miliari del medio formato, fotocamere iconiche frutto di concezioni diverse. Rimaste in produzione per mezzo secolo son divenute il punto di riferimento per decine di altri produttori, i quali ne hanno emulato forme e concezione realizzando dei cloni più o meno validi. Hanno in comune ovviamente anche il formato quadrato del fotogramma, il mirino a pozzetto e la caratteristica manopola che consente il trascinamento ed il riarmo dell'otturatore, ma le caratteristiche in comune si fermano qui. Eppure nell'immaginario comune sono due antagoniste d'eccellenza legate l'un l'altra dal fatto di essere fuoriclasse in competizione sullo stesso terreno, un po' come Coppi e Bartali, Lauda e Hunt, Bernini e Borromini, Beatles e Rolling Stones, Fender e Gibson. Come spesso accade nelle biografie dei grandi antagonisti, le due fotocamere hanno retaggi differenti. La Rolleiflex viene dalla terra, l'Hasselblad direttamente dal cielo.



La Rolleiflex deriva infatti da una fotocamera stereoscopica prodotta nel 1926 dalla Franke & Heidecke, la Rolleidoscop. Questa era a sua volta l'evoluzione a pellicola 120 della Heidoscop, una copia della Stereflektoskop della Voigtlander. La Rolleidoscop rappresentava di per sé una grande innovazione, ed era una fotocamera al passo all'avanguardia e al passo con i tempi, perché i modelli precedenti a cui si ispirava funzionavano con i negativi su lastra di vetro al bromuro d'argento, ossia i negativi che si sono usati per gran parte dei primi cento anni di vita della fotografia (e che consentirono la diffusione di massa della stessa quando furono introdotti, perché molto più pratici delle lastre al collodio umido). Come potete vedere, aveva già il mirino a pozzetto.



Franke e Heidecke ebbero l'intuizione di rovesciare in verticale la loro fotocamera stereoscopica e di eliminare una delle due ottiche dedicate alla ripresa, alloggiando uno specchio inclinato dietro alla lente centrale utilizzata per il mirino. Nacque così la reflex biottica con pellicola a rullo, da una macchina stereoscopica rovesciata. Le reflex biottiche esistevano già a fine '800, ma erano molto più ingombranti, costruite in legno, e funzionavano con lastre di vetro. La Rolleiflex (e la sua versione economica Rolleicord, priva della caratteristica manopola di riavvolgimento rapido) divenne il punto di riferimento per tanti altri produttori che ne realizzarono dei cloni più o meno riusciti, molte delle quali a fuoco fisso, come la Kinaflex, la Kodak Duaflex, la Ciro-flex, la Yashica-Mat o la Seagull (ancora in produzione) (vedi il post sulle reflex biottica). L'Hasselblad invece ha una genesi completamente differente. Cominciamo da lontano: nel 1877 il giovane Arvid Viktor Hasselblad (scritto con la K) decide di aprire la divisione fotografica della ditta di famiglia, la F. W. Hasselblad and Co., fondata dal padre nel 1841. Il sito aziendale riporta una frase che pare abbia detto il giovane Viktor in quell'occasione: "non credo che questo settore ci renderà molto, ma almeno potremo fare le foto gratis". Nel 1888, mentre era in luna di miele, Viktor incontra George Eastman, il fondatore della Eastman Kodak, e la Hasselblad diventerà l'unico distributore svedese dei prodotti Kodak. Nel 1908 l'Hasselblad aveva una rete di negozi di sviluppo e stampa in tutto il paese, e il businness era estremamente redditizio. Saltiamo alla generazione successiva. Il figlio di Arvid Viktor, Karl Erik Hasselblad, decide di inviare suo figlio Victor (questa volta con la C, non con la K) a Dresda alla tenera età di 18 anni, per studiare come funzionava il mercato delle fotocamere. Dresda a quel tempo era il centro mondiale dell'industria ottica. Negli anni successivi, Victor viaggiò in Europa e negli stati uniti per visitare vari centri di produzione di materiale fotografico, inclusa la sede della Kodak di Rochester, per poi ritornare a casa nel 1937. Al suo ritorno litigherà con la famiglia, in particolare con suo padre, ed aprirà un suo negozio di fotografia a Gothenburg, chiamato Victor Foto. La storia potrebbe concludersi qui, con il giovane Victor che gestisce un negozietto di fotografia a Gothenburg. Tuttavia avvenne un fatto importante. Durante la seconda guerra mondiale l'esercito svedese entrò in possesso di una fotocamera aerea perfettamente funzionante, rimossa da un aereo abbattuto. Si trattava di una Handkammer HK 12.5 cm/7x9, nome in codice GXN, numero di serie militare Fl.38510.

Potete vederla nelle immagini seguenti. Vi ricorda forse un'Hasselblad? Ebbene, le fotocamere aeree erano fatte tutte così, con un magazzino intercambiabile che consentiva di sostituire immediatamente la pellicola senza dover smontare la fotocamera dall'aereo appena questo atterrava, in modo da inviare nel più breve tempo possibile il negativo allo sviluppo e ai fotointerpreti, che avevano il compito di analizzare il materiale scattato dai piloti ricognitori. Erano fatte così anche le fotocamere aeree americane, quelle inglesi o quelle italiane prodotte dalle Officine Galileo o dalla OMI. Il formato quadrato ed il dorso intercambiabile, che saranno le due caratteristiche principali dell'Hasselblad, erano le caratteristiche tipiche fondamentali delle macchine fotografiche aeree. Le immagini dovevano essere molto grandi e quadrate perché venivano stampate a contatto con il bromografo, senza passare per l'ingranditore, e si scattavano in sequenza in "strisciate" di fotogrammi, fra loro sovrapponibili per il 50%, perché in questo modo i fotointerpreti osservando le immagini con uno stereoscopio potevano percepire la terza dimensione dell'immagine. L'impegno tecnologico ed economico profuso nello sviluppo delle tecnologie per la fotografia aerea da parte delle varie nazioni era enorme, perché chi aveva le migliori fotografie aeree semplicemente avrebbe vinto la guerra.

Insomma, anche governo svedese voleva la sua fotocamera aerea, e nel 1940 si rivolse a Victor Hasselblad per realizzarne una. Come da manuale (si sa che le più grandi aziende nascono da giovani menti geniali che si organizzano nel box di casa propria), Victor allestirà un laboratorio in un capannone di un negozio d'auto chiamato Ross AB, e lavorando la sera insieme ad un meccanico dell'officina e a suo fratello realizzerà la fotocamera HK7. Sulla base di questo successo, l'esercito svedese gli commissionò una fotocamera capace di produrre negativi più grandi. Questo modello fu chiamato SKa4. Fra il 1941 ed il 1945 Victor Hasselblad consegnò 342 fotocamere ai militari. Alla morte del padre, nel 1942, Victor erediterà l'azienda di famiglia, la quale produceva anche orologi e parti di ricambio per le automobili Saab.


La 1600F ed i suoi modelli preparatori in legno
La 1600F, la prima fotocamera Hasselblad per uso civile

Il pallino del giovane Victor rimaneva quello di costruire una fotocamera per l'uso civile, perciò spronò i suoi designer Saab ed i fabbricanti di orologi tramite un concorso interno all'azienda, il cui tema era appunto la progettazione di una fotocamera di alta qualità per l'uso civile. Il risultato fu la 1600F, presentata nel 1948, di cui potete vedere la foto insieme ai modelli preparatori scolpiti nel legno. La 1600F aveva linee armoniose e arrotondate come quelle di una Saab e la precisione di un orologio meccanico, ma purtroppo era anche delicata come un orologio. I suoi progettisti non avevano considerato che le componenti interne erano sofisticate ma troppo delicate per una fotocamera. Impararono dai loro errori, e nel 1953 fu presentato il modello 1000F, molto più affidabile. Il nuovo modello era talmente affidabile che quando Modern Photography - la più importante rivista di fotografia americana - sottopose la macchina ad uno stress test che prevedeva di scattare 500 rulli e di sopportare due cadute, questa continuò a funzionare perfettamente. Le migliorie tecniche apportate alla 1000F confluirono nella 500C, presentata nel 1957, il modello classico dell'azienda che rimase in catalogo per più di sessant'anni. Nel 1962 la Nasa comincia ad usare le Hasselblad nel programma spaziale, e sulla base delle sue specifiche richieste viene realizzato il modello motorizzato, la 500EL. Anche l'Hasselblad ha i suoi cloni e derivati, fra i quali possiamo citare la Kiev 88, l'Arax CM o le Zenza Bronica. Ora che sapete tutto questo, cosa possiamo dire che abbiano in comune Rolleiflex ed Hasselblad? A parte il formato quadrato, una resa eccezionale, ed il fatto di essere due fotocamere note per la loro affidabilità... niente! Si tratta, a mio avviso, di due concezioni progettuali completamente diverse, che portano anche a due fotocamere dallo spirito differente adatte a compiti differenti. L'Hasselblad è una reflex a lente singola, e nonostante abbia l'otturatore centrale nella lente (ciascuna lente ha il suo otturatore integrato, il che le rendeva particolarmente costose) quando scatta deve comunque alzare necessariamente lo specchio ed aprire le tendine ausiliarie dietro di esso. Quando scatta fa un rumore bellissimo, armonioso, secco, ma che ricorda una fucilata. Usarla durante una cerimonia in chiesa in occasione di un matrimonio, come si è fatto per moltissimo tempo, è a mio avviso un grandissimo azzardo. Si narra di fotografi cacciati durante la cerimonia perché disturbavano la solennità del momento, e posso capirlo. Potete ascoltare tutti i bellissimi suoni legati all'utilizzo dell'Hasselblad in questo video:


Per contro, ha dalla sua la resa eccezionale delle ottiche Zeiss e la versatilità legata al fatto di poter cambiare focale e pellicola in corso d'opera durante una sessione di scatto, il che la rende una perfetta macchina da studio, immortalata nell'immaginario collettivo dalle scene di Blow Up.

Sicuramente non è una macchina adatta alla street photography, a foto naturalistiche o a scatti rubati di vario genere, ma è perfetta per andare sulla Luna o nello spazio, dove si sa, il rumore non è certo un problema. E' ovviamente perfetta anche per le foto di architettura, e per una infinità di altri generi.


Blow Up - Hasselblad

La Rolleiflex, per come la vedo io, pur essendo tecnicamente una reflex in realtà potrebbe essere considerata la telemetro del medio formato, per le sue caratteristiche intrinseche: è silenziosa quanto una Leica in confronto a una reflex 35mm, ed è stata utilizzata per tanto tempo da tanti grandi autori per la fotografia giornalistica o per quella che ora definiamo street photography. Il mirino a pozzetto, unito alla sua estrema silenziosità in fase di scatto (non ci sono parti mobili eccetto l'otturatore) consente al fotografo di scattare di nascosto, o durante una conversazione con il soggetto, senza che questo neppure se ne accorga e senza interrompere il contatto visivo. Tutto ciò rende la Rolleiflex un'ottima macchina per i ritratti spontanei. Non a caso è stata la fotocamera preferita da Doisneau, Meier, Arbus e di un sacco di altra gente famosa. Un enorme vantaggio dell'Hasselblad rispetto alla Rolleiflex, se avete qualche migliaio di euro da spendere, è che le si può adattare un dorso 50c, grazie alle sue caratteristiche di modularità, ed avere una eccellente fotocamera medio formato digitale. Il dorso in questione costa quanto una utilitaria, ma renderà la vostra Hasselblad del 1957 una fotocamera digitale a tutti gli effetti, come potete vedere nello spot che segue, senza rovinarne assolutamente la linea. Magari esistesse un dorso del genere anche per le fotocamere 35mm! Purtroppo il sensore del dorso è 4.5x4.5, per cui è soggetto comunque ad un fattore di crop, ma posso garantirvi che funziona alla perfezione.


C'è da dire che entrambe le fotocamere, nel bene o nel male, sono piuttosto ingombranti per gli standard odierni, e che uscire di casa con una di esse presuppone una certa dose di pianificazione. Non è certamente il tipo di macchina fotografica che si porta a tracolla tutti i giorni, come dovrebbe esserlo una Leica M, una OM1 o una Nikon FE.

Un tempo sicuramente lo si faceva, soprattutto con la Rolleiflex, e c'è da dire che entrambe pesano comunque meno di una ammiraglia Canon o Nikon attuale, ma in un era in cui i cellulari hanno sostituito le compatte, e in cui la maggior parte delle persone scatta con lo smartphone, girando con una Rolleiflex a tracolla non si passa di certo inosservati.

Il vantaggio del mirino a pozzetto poi, un tempo esclusiva assoluta di questo tipo di fotocamere, è un pò vanificato dal fatto che le odierne macchine digitali dispongono quasi sempre di uno schermo girevole che di fatto funziona come un pozzetto.

Ma chi utilizza una Rolleiflex o un'Hasselblad nel 2019 non lo fa certo per ricercare la praticità. Chi utilizza queste fotocamere oggi lo fa perché in fondo è un sognatore, un romantico alla ricerca di emozioni tattili ed uditive legate ad un'era mitica, di un certo tipo di manualità legato allo sviluppo e alla stampa.

Usare una fotocamera concepita in un'altra era della fotografia può regalare queste sensazioni e creare un collegamento con il passato e con il pensiero di chi ha progettato ed utilizzato quello strumento, così come accade quando si è alla guida un'auto d'epoca, o quando si suona uno strumento vintage.

Dite la verità, non sono bellissime?


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