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Dovremmo forse smettere di pubblicare foto di montagna?

Aggiornamento: 1 ago

Immagine generata con l'AI
Immagine generata con l'AI

Per me la montagna e la fotografia sono sempre state molto importanti. Due argomenti all'apparenza distinti, ma che hanno segnato in qualche modo la mia vita, infatti ho iniziato a fotografare proprio grazie alla mia passione per la montagna. Come sapranno quelli che frequentano le montagne abitualmente, l'unica cosa che ci si può riportare a casa da un'escursione in montagna è il ricordo di quello che si è visto e il modo più efficace per fissare un ricordo è quello di usare una macchina fotografica. A meno di non voler portare a casa un souvenir di dubbio gusto prodotto in Cina.


Quando, molti anni dopo aver iniziato a fotografare le montagne, ho scelto di far diventare la fotografia la mia professione, le prime mostre organizzate, le prime foto vendute, le prime soddisfazioni in generale, sono arrivate proprio dalle fotografie di montagna. Quando ho aperto la mia pagina Facebook ho iniziato pubblicando le molte fotografie scattate in montagna. Eppure da qualche anno ho quasi smesso di pubblicare paesaggi montani senza capire perché mi fosse quasi passata la voglia di condividere quelle esperienze, quei posti, la meraviglia delle alte quote. Si può dire che mi sia venuto naturale allontanarmi da quel genere di scatti, nonostante i risultati premiassero i post sull’argomento, e ho iniziato a condividere sempre di più foto scattate in contesti urbani o marini.


Monzoni
Monzoni

Ho pensato che ciò fosse la naturale evoluzione di una persona che cresce e cambia abitudini, ma perché se la passione per la montagna divampa in me come e forse più di un tempo e le nuove foto scattate mi piacciano non sento l'impulso di condividerle? La risposta non è scontata, ma deriva dal fatto che non sono tanto cambiato io, quanto la gente che frequenta oggi la montagna. Non ne faccio un discorso da duri e puri, non avrebbe senso, il fatto è che è come se inconsciamente non volessi contribuire alla barbarizzazione delle alte quote in atto negli ultimi anni.


È di pochi giorni fa la notizia delle lunghe file in coda per la seggiovia del Seceda, con tanto di contadino che ha inserito un tornello per farsi pagare il passaggio.

Ricordo anni fa, la prima volta che giunsi a Castelluccio per la fioritura, il barista che mi preparò la colazione dopo una lunga alba di scatti mi disse che era grazie ai fotografi che la piana si era riempita e ringraziava la categoria per aver portato il turismo. Solo pochi anni dopo l’orda di montanari da selfie ha iniziato a frequentare la zona con tale indifferenza per chi ci vive che è stato necessario chiudere le strade in certi periodi per regolamentare l’accesso alla piana e sono apparsi i cartelli dei coltivatori che pregavano i turisti della fioritura di non schiacciare il raccolto perché quello per loro era un danno economico. A Castelluccio il guadagno lo porta la lenticchia, non la fioritura in sé.


L’abbrutimento di quest’ultimo periodo penso che abbia molto a che fare con la voglia da parte delle persone di avere un’esperienza da condividere sui social più che una reale passione per la montagna. Vuoi non fartela una foto su un tronco in posa sexy con lo sfondo del Lago di Braies? L’ha fatta Ilary Blasi, perché non dovrebbe farla anche un’aspirante influencer? E perché non andare sulle piste da sci solo per farsi scattare una foto in posa tutt’altro che da sciatrice come ha fatto Diletta Leotta? Poco importa se la montagna sia solo uno sfondo “utile” alla causa.


Lago di Anterselva
Lago di Anterselva

Ha qualche altra motivazione lo scadimento di educazione ambientale dei frequentatori della montagna di oggi? Probabile, ma è anche per questo che i veri appassionati di montagna ora li incontri più facilmente su sentieri secondari e poco battuti, proprio per non mischiarsi alla marmaglia maleducata che pensa che la montagna sia un parco giochi in cui non è un problema sporcare o urlare. Per non parlare dei tanti motociclisti che non capiscono che la montagna è un ambiente fragile che soffre del rumore continuo di centinaia e centinaia di moto che un paio di giorni alla settimana si riversano sui tornanti dei passi più belli, mangiano qualcosa e tornano a casa senza portare nulla di buono alla montagna stessa.


Una montagna in cui - storia di qualche giorno fa - un paio di avventori di un rifugio, non avendo la più pallida idea di dove fossero e di come ci si muova in montagna, non hanno saputo seguire le indicazioni date dal cameriere riguardo i sentieri da prendere e sono tornati indietro per riversare su di lui la loro rabbia, sbattendo così forte la porta da distruggere il vetro della porta del rifugio. Poi c’è il record di soccorsi in quota che ogni anno viene regolarmente infranto. E guai a dire che se la colpa è tua perché non sei preparato devi contribuire al tuo salvataggio pagando qualcosa per aver fatto alzare un costoso elicottero, perché tanto per loro chi ti viene a salvare lo fa di mestiere.


Inoltre si sente sempre più spesso parlare di morti in montagna, avvenimento che può accadere perché la montagna è un ambiente che può diventare ostile anche con gli esperti, figurati con chi la montagna non la conosce, ma spesso le motivazioni per il fattaccio sono da ricercarsi nella scarsa capacità di interpretare i propri limiti e nella sottovalutazione dei rischi da parte di chi ha pagato il prezzo più alto che c’è e per la cui sorte naturalmente dispiace a tutti, soprattutto quando è palese che quella morte si sarebbe potuta evitare.


Per questo continuo a centellinare la pubblicazione delle mie fotografie di montagna, privilegiando per la pubblicazione le stagioni di mezzo, quelle in cui difficilmente le persone si muovono verso la montagna in massa, ma mi chiedo: dovremmo forse smettere in massa di pubblicarle del tutto? Ma se poi gli influencer e i volti noti dello spettacolo continueranno a frequentare le montagne e ad avere un seguito questo sacrificio servirà a qualcosa? O sarà solo un modo per non sentirsi partecipi di questo scadimento dell’educazione dei frequentatori vacanzieri della montagna?


Gruppo del Sella
Gruppo del Sella


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