Piergiorgio Branzi. Verso Sud – ICCD, Roma
- Alessandro Fabiani

- 19 ore fa
- Tempo di lettura: 2 min

All’ICCD di Roma, in via di San Michele, dicembre si apre con una mostra che interessa chiunque prenda sul serio la storia della fotografia italiana: “Piergiorgio Branzi. Verso Sud”. Il 3 dicembre alle 19.30 l’istituto inaugura l’esposizione, curata da Francesca Fabiani, che presenta stampe originali e materiali d’archivio dei reportage realizzati da Branzi nel Mezzogiorno negli anni Cinquanta.
Sono immagini di un’Italia ancora povera, in piena trasformazione, viste con uno sguardo che sta a metà fra il fotogiornalismo e un’attenzione quasi letteraria ai volti e ai gesti. Paesi polverosi, mercati, bambini che guardano in macchina senza timidezza: quella materia che in tanti hanno raccontato, ma che Branzi registra con un equilibrio particolare fra distanza e coinvolgimento.
La cosa interessante, rispetto a un semplice omaggio monografico, è il contesto: la mostra nasce dall’ingresso del fondo Branzi nelle Collezioni di Fotografia Contemporanea dell’ICCD, sostenuto dal programma ministeriale “Strategia Fotografia 2023”. Non è solo una retrospettiva, è anche un pezzo di politica culturale concreta: un archivio privato che diventa patrimonio pubblico, catalogato e studiabile.
La serata del 3 dicembre è quasi un piccolo festival: prima della mostra viene presentata la nuova edizione del Premio Marco Bastianelli per il libro fotografico e si festeggiano i cinquant’anni dell’ICCD, nato proprio il 3 dicembre 1975. Per chi lavora o bazzica nell’ambiente dell’editoria fotografica, è un’occasione interessante per incrociare autori, curatori, editor e vedere come un’istituzione pubblica prova a tenere insieme conservazione e produzione di nuovo sapere.
Dal 3 dicembre al 16 gennaio la mostra è visitabile dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 18, con ingresso libero. È un contesto perfetto per rimettere mano a un pezzo di storia visiva del Sud e, volendo, confrontarlo con la nostra iconografia attuale del Mezzogiorno: quanto è cambiato lo sguardo, quanto sono cambiate le storie che scegliamo di raccontare? Branzi non dà risposte, ma offre una griglia visiva solida da cui partire.















Commenti