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Quando un vulcano italiano conquista Dubai, la storia di Gianluca Gianferrari e dell’Etna all’HIPA 2025

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Quando un fotografo italiano compie un’impresa del genere, vincere uno dei premi fotografici più ricchi al mondo con l’immagine di un nostro vulcano, è doveroso raccontarla. Ed è il caso di Gianluca Gianferrari, che con la sua foto Etna’s Paroxysm ha conquistato il Gran Premio da 200.000 dollari all’Hamdan International Photography Award (HIPA) 2025, uno dei concorsi fotografici più importanti e meglio dotati a livello internazionale.


L’HIPA, fondato nel 2011 sotto il patrocinio del principe ereditario di Dubai, lo sceicco Hamdan bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum, è arrivato alla sua 14ª edizione. L’11 novembre 2025, a Dubai, sono stati annunciati i vincitori del concorso dedicato al tema Power, con un montepremi complessivo di circa un milione di dollari distribuito in sei categorie e 22 fotografi premiati provenienti da tutto il mondo. All’interno di questa cornice, la categoria Power ha visto emergere proprio l’immagine di Gianferrari come simbolo della forza naturale e visiva richiesta dal tema, portandolo sul gradino più alto del podio.


Etna’s Paroxysm ritrae il Monte Etna in piena eruzione notturna, la lava incandescente scorre come un fiume arancione lungo i fianchi del vulcano, mentre una colonna di fumo e cenere, illuminata dal bagliore stesso dell’eruzione, si apre nel cielo scuro. La scena non è frutto del caso, ma di un episodio eruttivo iniziato a inizio dicembre 2023, un parossismo insolitamente lungo per l’Etna, che in quell’occasione ha regalato diversi giorni consecutivi di attività spettacolare.


Per realizzare questa immagine, Gianferrari ha lasciato la sua città, Correggio in Emilia, Romagna, ed è volato in Sicilia per raggiungere il vulcano insieme ad alcuni amici. I primi due giorni sono stati quasi deludenti, eruzioni modeste, nulla di davvero eccezionale dal punto di vista fotografico. Ma nella terza notte tutto è cambiato e l’Etna ha improvvisamente alzato il volume, trasformandosi in un soggetto potentissimo. In quel momento, in quota, c’erano pochissimi fotografi, una manciata di persone a osservare una delle espressioni più intense della natura.


Per motivi di sicurezza, il gruppo si trovava a oltre un chilometro di distanza dal cratere, in un’area controllata. Il vento forte ha reso la situazione più complicata, costringendo a cercare un punto riparato dove posizionare il treppiede e proteggere l’attrezzatura. Nonostante questo, la scena ha offerto condizioni ideali per uno scatto di forte impatto, contrasto elevato, luci estreme, linee nette del vulcano illuminate dalla lava.


Dal punto di vista tecnico, Etna’s Paroxysm è stata realizzata con una Sony A7R IV da 61 megapixel e un Sony FE 200, 600mm f/5.6, 6.3 G OSS, montato su treppiede Gitzo Traveler Series 2. La foto vincitrice è stata scattata a circa 236 mm, con un’esposizione intorno a f/9, 1,3 secondi e ISO 640. La lunga focale ha permesso di isolare il cratere e le colate, stringendo la composizione sulla parte più drammatica della scena pur rispettando la distanza imposta dalla polizia.


Per garantire la massima qualità possibile, l’immagine è stata registrata in RAW non compresso, una scelta coerente con l’abitudine di Gianferrari di stampare spesso in grande formato, anche fino a due metri di larghezza. Il file è stato poi lavorato in Capture One, con un intervento concentrato soprattutto sulla gestione delle alte luci nella lava e nelle nubi di fumo, evitando di perdere dettaglio nelle zone più luminose. Per la riduzione del rumore sono stati usati software dedicati, mantenendo però un aspetto complessivo naturale e non eccessivamente “levigato”.


Uno degli elementi che caratterizza la foto, dal punto di vista compositivo, è la presenza di una sorta di doppia V, la sagoma della montagna forma una V invertita, al di sotto della quale si intravede un’altra struttura visiva che richiama la stessa forma. Questa convergenza di linee guida accompagna lo sguardo verso il cuore dell’azione, dove esplosioni e flussi di lava si concentrano. È una composizione ordinata, precisa, in cui ogni elemento sembra essere collocato in modo studiato.


Dietro questa immagine c’è la storia di un fotografo amatoriale di lungo corso. Gianluca Gianferrari ha iniziato a fotografare negli anni ’70, spinto dalla passione del fratello maggiore, coinvolto in concorsi e fotografia di moda e motori. Da ragazzo ha mosso i primi passi sulle piste come Imola, imparando il panning sulle moto in corsa. Parallelamente, per 35 anni ha lavorato come funzionario presso la Banca Monte dei Paschi di Siena, seguendo clienti aziendali e costruendo la propria esperienza fotografica nel tempo libero.


Oggi predilige la fotografia di paesaggio e natura, spesso senza elementi umani o architettonici. Negli ultimi anni ha affiancato a questo interesse anche la fotografia di animali e l’astrofotografia, con viaggi dedicati alla Via Lattea, a soggetti celesti e a comete, progettando gli scatti con cura, tra studio delle posizioni, pianificazione e uso di astro, tracker.


La vittoria di Etna’s Paroxysm all’HIPA 2025 non è soltanto una storia personale, ma anche un segnale importante per la fotografia italiana, dimostra che un fotoamatore estremamente preparato, con un approccio rigoroso alla tecnica e alla composizione, può imporsi su una scena internazionale dominata da grandi nomi e budget importanti. E ricorda che, quando un italiano riesce a portare sul palco di Dubai un’immagine così potente di un nostro vulcano, quella storia merita di essere raccontata, e, nel mondo della fotografia, anche celebrata con la giusta enfasi.

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