Steve McCurry – Umbria – Montefalco
- Alessandro Fabiani

- 1 giorno fa
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A Montefalco, nel complesso museale di San Francesco, dal 4 dicembre 2025 arriva “Steve McCurry – Umbria”. Il nome è di quelli che fanno scattare subito il “già visto”, ma qui c’è un dettaglio non banale: la mostra è interamente costruita sulla relazione lunga tra McCurry e una regione specifica, con sessanta fotografie fra scatti noti e inediti dedicati ai luoghi e alle persone umbre.
Non è il solito greatest hits itinerante. L’esposizione, curata da Biba Giacchetti, prende come punto di partenza il progetto “Sensational Umbria” e lo allarga con nuove immagini, componendo una sorta di ritratto corale del territorio. Ci sono le tappe obbligate – Assisi, Perugia, Spoleto, Gubbio – ma anche paesi meno raccontati e dettagli che di solito non finiscono sui poster: una luce che entra da una finestra a Todi, una festa di paese colta nel mezzo del caos, una scena che probabilmente sarebbe passata inosservata senza la pazienza di chi aspetta il momento giusto.
Nella nota ufficiale si legge che la mostra “presenta sessanta fotografie tra scatti noti e immagini inedite dedicate alla regione”. Dietro questa formula abbastanza neutra c’è uno dei pochi fotografi ancora capaci di tenere insieme immediatezza narrativa e composizione estremamente controllata. Che piaccia o meno il suo stile iper-leggibile, è un’occasione concreta per vedere come lavora sulla ripetizione del tema: feste, riti, paesaggi, volti, declinati in un territorio circoscritto.
Dal punto di vista di chi fotografa, il gioco può essere questo: guardare le immagini non con l’atteggiamento del fan, ma chiedendosi quali scelte tecniche e compositive rendono quegli scatti “McCurry” e non semplici cartoline. Il rapporto tra colore e luce, l’uso ripetuto di diagonali e cornici, la gestione dello sfondo nei ritratti ambientati, il modo in cui la vita quotidiana viene organizzata in scene quasi teatrali.
La mostra resta aperta fino al 3 maggio 2026, quindi dicembre è solo l’inizio. Se ti interessa il rapporto fra fotografia di committenza, racconto del territorio e linguaggio “popolare” della fotografia, qui hai un caso di studio completo, nel bene e nel male.















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